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lunedì 21 dicembre 2009

I piccoli usignoli

La pagina odierna del mio diario è scritta da Ramia Carlo, che vi racconta un suo momento di vita nel Monastero.

(Ramia Carlo) Da qualche anno conosco Ivan, un giovane uomo nomade originario della Croazia.
Saltuariamente Ivan si presenta al portone del Monastero per chiedere del materiale di scarto, che carica su un furgone sgangherato per andarlo poi a rivendere.
Alcune settimane fa è venuto a cercarmi, trafelato, per chiedermi urgentemente aiuto.
“Ramia Carlo - mi ha detto - ho un grosso problema: mia figlia sta male ed io non ho i soldi per comprare le medicine”.
Ho guardato nel portafoglio, e gli ho dato quello che avevo.
“Grazie, grazie”... le sue parole commosse, e poi di fretta mi ha salutato, dicendomi: “a fine mese mi arriva un contributo... e te li restituisco”.
“Vai, fai presto, corri subito in farmacia e poi torna dalla tua bambina”, gli ho detto, “perché è quella l'unica cosa di cui adesso ti devi preoccupare”.
Quando in precedenza Ivan era venuto in più occasioni a raccogliere i materiali di scarto del cantiere, mi aveva raccontato la situazione precaria in cui versa la sua famiglia: lui aveva trovato alcuni lavori temporanei, ma non gli bastavano a mantenere la moglie e i quattro figli, tutti piccoli con un'età compresi tra 1 e 6 anni.
Così, per sbarcare il lunario, aveva dovuto inventarsi un po' di tutto.
“Sai”, mi ha detto “ultimamente sto cercando vecchi cavi elettrici... mi metto a spellarli e così posso rivendere il rame”... ma subito dopo ha aggiunto che in questo modo riesce soltanto a ricavare delle cifre modeste, che permettono a malapena alla sua famiglia di tirare avanti.

Lunedì scorso i miei confratelli mi hanno chiamato, avvisandomi che qualcuno aveva suonato al portone del Monastero chiedendo di me.
Sono uscito, e subito ho visto il furgone di Ivan.
Lui mi è venuto incontro accompagnato dalla moglie, che teneva in braccio la figlioletta di circa un anno: “Ramia Carlo, non sappiamo come ringraziarti; siamo venuti per restituirti i soldi. Mia figlia adesso sta meglio, ma senza il tuo aiuto non avremmo proprio saputo come fare”...
Al contempo, ho sentito come un'eco formato dalle vocine degli altri figlioletti che all'unisono, come tre piccoli usignoli, dicevano: “Grazie, don Carlo... grazie don Carlo”.
Mi ha fatto sorridere quel loro “don”... ma soprattutto sono stato colpito dalla gratitudine, sincera e gioiosa, con la quale tutti insieme mi hanno investito.
Io volevo che Ivan si tenesse i soldi, perché la sua famiglia ne ha veramente bisogno, ma all'inizio lui non ne voleva proprio sapere.
“Ramia Carlo... ma se poi ci capiterà di avere ancora bisogno di un aiuto... … ...”
Non voleva che io pensassi che lui se ne approfittava.
Ho dovuto insistere molto, prima che finalmente accettasse… un Natale un po' più sereno per la sua famiglia.