Giudicare il prossimo significa in effetti nuocere, oltre che agli altri, anche a se stessi... mettendosi karmicamente [a] nella condizione di “mangiare il frutto della propria condotta” (cf. Pr 1,31), che è evidentemente un frutto amaro quando non si dà ascolto al Verbo Divino.
Però... se da un lato non dobbiamo mai giudicare gli altri... dall'altro lato abbiamo comunque la responsabilità spirituale di usare la nostra capacità di discernimento per constatare
la realtà dei comportamenti del nostro prossimo, facendo sempre
attenzione ad evitare che tale constatazione di un singolo
comportamento, si trasformi invece in un giudizio sulla persona.
Per esempio è in questo senso che è possibile... come si suol dire... “condannare il peccato, ma
non il peccatore”... riconoscendo cioè l'eventuale male commesso da una
persona, e quindi disapprovando in sé quel comportamento sbagliato... ma
senza mai “condannare” la persona che lo ha commesso, ovvero senza mai
giudicarla.
Per riuscire in questo intento bisogna percorre la via della misericordia (cf. Lc 6,36; Mt 5,7)... “facendo agli altri ciò che vogliamo sia fatto a noi” [b]… nella consapevolezza che anche noi abbiamo incessantemente bisogno dell'Amore
misericordioso che il Padre nostro da sempre ci rivolge, nonostante i
nostri errori e limiti.
Così... lavorando interiormente sia per
coltivare un animo misericordioso, sia per imparare a discernere
oggettivamente la realtà... possiamo mettere in pratica l'esortazione di
Swami a “giudicare mai, e a constatare sempre”.
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[a] Nel mio blog “Un mio viaggio nel Soprannaturale sulle impronte di Swami Roberto”, puoi riflettere sulla peculiare concezione cristiana-ramirica di karma, seguendo la pista di approfondimento che parte dal termine “karma” (nel Dizionario tematico).
[b] In questo blog puoi vedere anche i post:
- La vera bontà
- Reciprocità “in positivo”
- Divino Modello
- Misericordia... data e ricevuta
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Constatare...