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mercoledì 2 dicembre 2009

Piccole e grandi sette

esserefelici3
Se ci si trova a parlare con qualcuno che non conosce Anima Universale e gli si racconta con entusiasmo di aver abbracciato una Chiesa giovane, che risponde pienamente alle proprie esigenze spirituali, la cosa più normale72_72 che può capitare è che l'interlocutore dica, o più “educatamente” pensi: “ah sì, ho capito, tu vai in una setta”.
Nel pensare comune è setta tutto ciò che non fa parte dell'ordine religioso costituito, e a questa parola è associato un alone truffaldino, pericoloso, segreto... automaticamente attribuito alle realtà diverse da quelle politically correct.
I nuovi gruppi religiosi sono sospetti per partito preso, in quanto reputati campi privilegiati d'azione per santoni, imbonitori, plagiatori e quant'altro.
Di solito, quando si cerca di divincolarsi dai preconcetti di quelli che fanno di tutta l'erba un fascio e ci si avventura a spiegare a qualcuno che non ha senso appiccicare ad Anima Universale delle etichette che sono frutto di generalizzazioni, senza una conoscenza diretta... ci si trova a sperimentare che pure un semplice scambio di informazioni può diventare un'impresa improba.
C'è poco da fare: chi non si conforma allo statu quo sociale deve aspettarsi di essere guardato di traverso... se non di essere brutalmente discriminato a priori senza alcuna cognizione di causa.
Il nuovo fa paura!


Terreno fertile per questo tipo di mentalità è quella sorta di sindrome dell'appartenenza che spesso affligge l'uomo moderno, per cui si cerca di far parte di un qualcosa di socialmente riconosciuto per non sentirsi disorientati.
Sin da piccoli i più sono abituati ad identificarsi con la classe scolastica di cui fanno parte, con la squadra in cui giocano, con il quartiere in cui abitano, con la “compagnia” in cui si divertono, con la fede cui sono stati educati a credere... e così via... per cui la loro mentalità da adulti risente di questa sorta di imprinting che ne ha caratterizzato l'infanzia. L'io-sono viene concepito in funzione dell'identità collettiva in cui ci si riconosce, ed in questo modo tanti arrivano a confondere la propria soggettiva ed inimitabile individualità, con i cliché sociali cui la vita li ha condotti ad appartenere.
Appartenere a qualcosa diventa praticamente una necessità di sussistenza... per la propria fede, per la propria moralità, per la propria tranquillità, per il proprio vivere quotidiano... ed immersi in questa mentalità si considera automaticamente sbagliato tutto ciò che non ne fa parte.
Sovente diventa a tal punto dominante l'esigenza di dover appartenere a tutti i costi a qualcosa, che ci si dimentica di appartenere a sé stessi e, in ambito spirituale, ci si dimentica di "appartenere" a Dio anziché alle religioni che presumono di rivelarLo e interpretarLo.
Ecco perché Anima Universale è una realtà spirituale assolutamente fuori dal coro: non è una “religione dell'appartenenza”, ossia una fede di gruppo a cui "aderire" mediante la pratica abitudinaria di un culto... e neppure una "religione esclusivista" come quelle che dicono: "io ho la verità, e gli altri non si salvano".
I fedeli di Anima Universale praticano una religione spirituale, ovvero scelgono di far parte di una Chiesa che esiste quale strumento di confronto per l'interiorità della persona... quale percorso spirituale messo a disposizione di quanti non cercano semplicemente un gruppo religioso a cui appartenere, spersonalizzandosi, ma una Chiesa da vivere innanzitutto nel tempio della propria coscienza, l'unico che meriti di essere assiduamente frequentato.
Ecco allora che il culto di Anima Universale non è vissuto dai fedeli "perché si deve"... "perché così fan tutti"... per paura della dannazione eterna... perché conviene... per appartenere a qualcosa che fa tendenza...
La liturgia ramirica ha motivo d'essere vissuta unicamente per interiore necessità.
Inoltre, Anima Universale è una Chiesa costituita non soltanto dal numero di persone che fisicamente frequentano i suoi Centri… ma da una nuova mentalità, per cui magari molti potranno di fatto essere ramirici senza neanche sapere dell'esistenza di Anima Universale. Si tratta, evidentemente, di un concetto di religione totalmente diverso rispetto a quello su cui si fondano quelle Chiese che, minuscole o enormi che siano, si comportano in modo settario nella misura in cui costituiscono "gruppi ideologici intolleranti e chiusi in se stessi” per usare una delle definizioni attribuite in un comune dizionario a questo termine.
Eh sì... il settarismo concerne la faziosità ideologica di un gruppo... al di là che sia piccolo o grande... ma i più non si accorgono che anche una religione con milioni o miliardi di fedeli può comportarsi in modo settario.
Sapete perché non se ne accorgono?

Perché la sindrome dell'appartenenza miete un gran numero di vittime.