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venerdì 25 dicembre 2009

Stella Cometa

(Testimonianza di Ramia Carlo)
Conobbi Swami Roberto agli inizi degli anni ’80 quando ero un adolescente molto timido ed incerto nei confronti della vita, un “bocia” proveniente da un piccolo paesino della provincia veneta. Lo sport era il mio interesse primario, tutto il resto dopo, molto dopo… c’ero io e la mia spensieratezza che veniva qua e là interrotta da alcuni episodi che sicuramente influirono sulle mie scelte future.
Roberto, all’epoca un giovane diciottenne, frequentava la mia famiglia, lo vedevo di sfuggita, tra un pranzo e una cena che mia madre con tanta cura e premura preparava per lui. Io mi dileguavo in un battibaleno, preso dagli allenamenti e dalla non voglia di sentire le voci degli adulti; indifferente e sordo nei confronti di un ospite così corteggiato, rendevo appunto quegli incontri ancora più brevi, a volte come una coincidenza perfetta, lui arrivava e io me ne andavo. Ora a distanza di quasi trent’anni sono qua, parte di una famiglia molto più grande, ritrovati insieme io, quell’adolescente introverso e indolente, Roberto, quel giovane che forse tante cose avrebbe voluto dirmi, ma che sapientemente ha tenuto per sé, aspettando forse un mio cenno di cambiamento, di apertura che non si verificò nemmeno negli anni a venire.

Ci fu però un giorno un episodio che ricordo ancora con molta chiarezza: squillò il telefono di casa ed io andai a rispondere, al di là della cornetta, Roberto che cercava mia madre; mi sembrava di sentire per la prima volta la sua voce che con molta dolcezza e amore direi fraterno mi chiese come stavo e mi disse che era contento di sentirmi. Beh, vi sembrerà strano, ma per me quella sua attenzione sincera e per nulla di circostanza, nonostante la mia per lui nota reticenza alla sensibilità altrui, soprattutto nei suoi confronti, fu per me motivo di vera gioia, capii a distanza di tempo che l’amore incondizionato poteva fare addirittura breccia su di un cuore di pietra come il mio. Certo, non bastò un’attenzione breve ma sincera a cambiarmi dentro, ci vollero ben altri miracoli e se ora sono qui a scrivervi queste righe in questa veste di monaco Ramia, di certo qualche miracolo c’è pure stato.

La carità a servizio del prossimo è tendere la mano a chi ha bisogno, è la Provvidenza Divina che prende forma in un essere umano e fa cose grandi, è come un segno indelebile, rimane per sempre, scuote le coscienze e unisce indissolubilmente, si manifesta anche attraverso un semplice gesto, un’attenzione, una carezza, un sorriso, per rendere normale ciò che purtroppo non lo è più.

C’è una frase di una canzone che molti di voi conoscono e fa così: “Cambierà il mondo se cambierò io”, cambiare è possibile, non è facile, ma bisogna pure provarci, ed io, insieme a voi fratelli ramirici per questi quattordici anni di sacerdozio, voglio tenere accesa quella fiammella che ha iniziato ad ardere dentro di me quel giorno che ho incontrato un grande sole, una stella che illumina e segna la strada anche nelle notti più buie. Grazie!

ramia Carlo