venerdì 24 giugno 2011

Saper ascoltare

L'insegnamento di Swami Roberto di cui vi parlo oggi (“Saper ascoltare”, Tratto dal libro “Ascoltando il Maestro”, vol.2°, pag.296), prende in esame uno dei principi spirituali che sono generalmente più conosciuti e meno praticati dagli esseri umani: “Non giudicare”.
In ogni persona il giudizio, inteso quale facoltà di valutare e discernere, è una caratteristica innata ed in quanto tale non va contrastata, bensì coltivata ed affinata. Però, il problema spirituale nasce nel momento in cui questa facoltà viene usata per giudicare il prossimo con sentenze definitive ed inappellabili, che oltretutto non tengono conto della fallibilità di chi le emette.
Infatti, come evidenzia il Maestro:

«Chi giudica è schiavo delle apparenze, ed è legato in modo sbagliato alla propria ragione influenzata dalle fallibili opinioni soggettive.»

«Per quanto infatti riusciate ad essere obiettivi nelle vostre valutazioni nei confronti degli altri, non potrete mai leggere nell’animo altrui fino in fondo e quindi non possederete mai la certezza che il vostro giudizio sia assolutamente perfetto.»

E' evidente che qualsiasi persona non può che giudicare “umanamente”, ovvero in modo limitato, per cui nessuno ha il diritto di “scagliare la pietra” contro il condannato di turno, ovvero contro chi appare ai suoi occhi come un colpevole.
Inoltre, aggiunge il Maestro:

«il “non giudicare” comporta anche la capacità di saper accogliere la verità da qualsiasi parte essa provenga, magari proprio da una persona che potrebbe essere considerata peggiore di altri.»

«se Dio vuole, la verità potete impararla persino da un malvivente… certo, proprio da tutti, per estremo anche da un carcerato che “ne ha combinate di tutti i colori”.
Imponetevi di guardare sempre alla sostanza di quanto vi viene detto a prescindere dalla reputazione che avete verso chi ve lo dice…»

Ascoltare e mettere in pratica queste parole di Swami è difficile per tutti, ma soprattutto per i tanti perbenisti che trovano indigesta l'idea che anche una persona “malfamata” sia in grado di esprimere una verità, e dunque di insegnare qualcosa a qualcuno.
Eppure, proprio la vita reale ci mostra tantissimi esempi di persone che hanno vissuto grandi difficoltà nella vita, sbagliando molto, e poi maturando al punto di poter donare qualcosa di importante agli altri, proprio grazie alle brutte esperienze vissute. Non a caso, questo è il soggetto delle trame commoventi di numerosi film che toccano i cuori degli spettatori seduti in poltrona; ma quando lo spettacolo finisce, quegli stessi cuori rifiutano l'idea che anche a loro possa capitare di incontrare la verità in quella forma, ovvero attraverso una persona marchiata in malomodo dalla società.

«Voi – continua Swami - mantenete sempre la mente aperta ed elastica… siate capaci di riconoscere la verità in qualsiasi forma essa vi si presenti e non cadrete mai vittime del pregiudizio. Imparate ad analizzare il contenuto del messaggio, invece di badare tanto a come vi viene detto, per cui sovente vi offendete. Fate tesoro della verità, sempre… anche se è annunciata da chi non vi “va a genio”. Amate la libertà e rammentate che lo Spirito Santo può farvi giungere la Verità anche attraverso gli ultimi, quelli considerati ignoranti o non degni… insomma nella maniera o per mezzo di chi meno vi aspettate»

Oramai bisogna essere proprio dei marziani per guardare alla sostanza delle cose, invece che alle etichette. La società-marketing in cui viviamo non ammette infatti eccezioni alle sue regole asfissianti: ogni cosa vale solo quando ha l'appeal giusto.
Così, tantissimi vanno in crisi di fronte agli “scherzi” della verità, che a volte ama travestirsi presentandosi in forme difficilmente riconoscibili, proprio per insegnare la capacità di riconoscerla al di là delle fuorvianti apparenze. Ed è proprio questa la scuola divina che aiuta a diventare come quei fini intenditori che sono capaci di riconoscere l'opera di pregio anche quando si confonde in mezzo a mille cianfrusaglie.
In ogni caso, le insidie celate tra le pieghe del pregiudizio sono veramente tante, e le parole di Swami guidano a scoprirne un'altra veramente pericolosa:

«Spesso si commette un gravissimo errore, ovvero quello di giudicare qualcuno per come lo si era conosciuto in passato, senza considerare i suoi eventuali cambiamenti».

Chi è abituato a giudicare le persone, cataloga tante di esse alla voce “pre-giudicati”, ovvero “giudicati a priori” come dei poco di buono, a prescindere da come effettivamente si comportano. Con questo filtro è impossibile accorgersi di qualsiasi cambiamento, e così si rimane ancorati a ciò che è stato, annullando invece il significato di ciò che è, o che potrà essere.
Chi imbocca questa via finisce col vivere un'esistenza falsata, cristallizzata su preconcetti lontanissimi dalla realtà, in una spirale che porta inevitabilmente a “mummificare” la vita propria... e anche quella degli altri.
Oltretutto, come sottolinea il Maestro:

«Sovente proprio coloro che sono spensieratamente incoerenti nell’attuazione dei propri buoni propositi, si rivelano invece addirittura intransigenti nell’essere a tutti i costi “coerenti” con i propri precedenti pregiudizi».
E' proprio questa la beffa perpetrata ai danni della fedeltà: i più non riescono a praticare la virtù spirituale della coerenza ai valori dell'esistenza, ma invece non fanno alcuna fatica a mostrarsi “fedeli” ai vizi ed in generale agli aspetti meno nobili della loro umanità.
A causa di ciò, i pregiudizi proliferano in molte persone che... semplicemente... preferiscono “immortalare” il prossimo così come l'hanno conosciuto... e giudicato... senza dover star lì a rimettere tutto in discussione.
Infatti, è una gran fatica affrontare a viso aperto la realtà, per constatare, per accogliere i cambiamenti, e per vivere con pienezza l'esistenza nella costante capacità di rinnovarsi, e di ravvedersi quando necessario.
Ma, come sottolinea Swami:

«Chi si vota alla verità non ha mai paura del confronto, delle domande, del rinnovamento… né teme di manifestare il proprio ripensamento di fronte ad una realtà che muta, o di cui ha una migliore comprensione. Quanti non sono capaci di “aggiornare” le proprie convinzioni di fronte al dinamico procedere della vita, che è una continua novità con il suo incessante cambiamento, dimostrano che hanno scelto di limitarsi a “sopravvivere”… anziché di immergersi appieno, attivamente, nella perpetua trasformazione della vita stessa. Questo vale anche in relazione ad alcune situazioni del proprio passato, che per molti sono motivo di angoscia a causa di laceranti sensi di colpa che impediscono di “girare pagina” e di affrontare con rinnovata fiducia il domani».

«Accogliete sempre in voi il vento del rinnovamento, che fa lievitare la vita interiore, rendendo più bella la vostra giornata… e insieme, pregando con devozione, chiedete al Signore che vi aiuti a realizzare le parole di questo canto: “Tu, che fai nuove tutte le cose, fa che oggi diventiamo nuovi come Te. …E, quando mi sento un fallito, dammi di ricominciare, donami un cuore nuovo che sia capace d’amare".»