Qualche giorno fa, mentre stavo rileggendo il passo evangelico del miracolo compiuto da Gesù alle nozze di Cana, mi sono ricordato di un fatto straordinario accaduto a Ramia Giancarlo alcuni anni fa e così gli ho telefonato, chiedendogli di raccontarlo anche a voi, che leggete il mio Diario.
«Il vino allieta
il cuore dell’uomo.»
(Salmi 103:15)
Ramia Giancarlo: Dalla mia famiglia di origine contadina ho ereditato la passione per il lavoro della terra, e anche un piccolo vigneto, che tuttora coltivo per allietare la tavola dei miei familiari e parenti.
Nove anni fa, nel periodo della vendemmia, mi è accaduto un fatto davvero straordinario... una prova dell'ennesima manifestazione del potere divino di Swami Roberto, e della sua costante presenza d'amore in risposta alle nostre necessità.
Anche quell'anno, prima della vendemmia, come di prassi avevo provveduto a pulire accuratamente la cisterna che avrebbe contenuto il vino nuovo, per eliminare il tartaro e le incrostazioni formate dal vino dell'annata precedente.
Per facilitare questa operazione, essendo il tartaro durissimo e dovendo evitare di graffiare la superficie della mia cisterna di vetroresina, come al solito mi servii della soda caustica concentrata da diluire in acqua, utilizzando un apposito prodotto distribuito da una enoteca specializzata.
Quando l'uva giunse a maturazione, e dopo aver terminato l'accurato lavoro di pulitura delle cisterne, iniziai la vendemmia aiutato dai miei familiari.
A fine giornata, provvedemmo alla pigiatura dell'uva, ed il tino si riempì di mosto, rosso, dolce e profumato.
Subito dopo la pigiatura è buona norma versare nel mosto un solfitante liquido, perché il gusto e il colore del vino non si alterino nel tempo. Fu eseguendo questa operazione che, senza accorgermi, combinai un danno irreparabile.
Premetto che non avevo gli occhiali perché nella vendemmia le gocce di mosto che schizzavano dai grappoli mi avevano imbrattato le lenti al punto da non vederci più. Così, li avevo posati, e quando andai a prendere il prodotto da versare nel mosto, presi per errore il flacone di soda caustica.
Lo scambio fu facilitato dal fatto che i due prodotti erano della stessa ditta di fabbricazione, e si trovavano in flaconi che avevano la stessa grandezza e lo stesso colore. Pure il colore del contenuto era uguale; cambiava solo la scritta all'esterno.
Versai così la soda caustica concentrata nel mosto.
Non appena ebbi svuotato completamente il flacone, mi accorsi dell'errore a causa della violenta reazione che ne seguì. Le esalazioni che uscivano dal tino mi obbligarono infatti a scappare dalla cantina, tanto era il bruciore che sentivo in volto.
Pensai subito a cosa fare per rimediare al danno. Ricordando che esistono prodotti per correggere i vini difettosi, corsi immediatamente in enoteca a chiedere aiuto, ma il tecnico mi confermò ciò che temevo: il mosto era AVVELENATO e non si poteva fare più nulla. Non solo: da quel momento si presentava anche il problema dello smaltimento.
Il tecnico mi consigliò allora di portargli un campione di mosto, che lui avrebbe analizzato avvalendosi di un'equipe di esperti per sapere poi come smaltire il tutto, visto che si trattava di veleno.
Quando ritornai a casa, abbattuto e mortificato per aver rovinato il raccolto dell'annata, e per aver vanificato così tanto lavoro, pensai a Swami Roberto... ed improvvisamente mi sentii fortemente ispirato a fare una cosa ben precisa, era più forte di me, dovevo compiere quanto sto per dirvi: scesi in cantina, celebrai una preghiera pensando a Swami e, imponendo le mani sopra il tino in modo da sfiorare il mosto, dissi: “Divino Maestro, per il tuo potere di allontanare ogni forma di male, ti supplico, neutralizza il veleno che per errore ho versato nel vino”.
Dopo questa richiesta di aiuto a Swami, tracciai un segno di croce. Poi, seguendo le indicazioni ricevute in enoteca, prelevai dal tino un campione di mosto e sulla bottiglia riportai la scritta: “vino avvelenato”.
Però pensai per mia tranquillità di prelevare anche un campione del vino buono che mi rimaneva dell'annata precedente, perché temevo, a causa di quanto era successo, che si fosse anch'esso alterato. Sulla seconda bottiglia riportai la scritta: “Vino vecchio”.
Consegnai i due campioni all'enologo che, ricevutili, mi invitò a ritornare dopo tre giorni a esami ultimati.
Così feci, ma al momento del ritiro... la sorpresa fu enorme.
Appena ebbi tra le mani i due fogli delle analisi eseguite, guardai soltanto l'osservazione finale: sull'esame del campione di vino vecchio, l'esito definitivo riportava: “vino buono”... ma quando lessi l'esame relativo al vino avvelenato, il risultato diceva: “vino ottimo”!
Guardando incredulo l'enologo, dissi: “ma come può un vino avvelenato essere ottimo?”
Lui, sbalordito quanto me, non seppe darmi alcuna risposta.
Ricontrollai meglio le due verifiche, confrontai voce per voce i vari esami e i risultati conseguiti, ed effettivamente tutti i valori del vino che era stato oggetto dell'intervento di Swami erano incredibilmente migliori... proprio ottimali.
E' davvero superfluo aggiungere che il vino fu eccezionale da bere, come hanno confermato quanti hanno voluto provarne il gusto.
Dopo questo avvenimento, la prima volta che mi recai da Swami, lo ringraziai con questa battuta: “S.Benedetto è famoso perché ha esorcizzato il veleno in una coppa di vino, ma tu, Roberto, hai fatto molto di più, ne hai esorcizzato sette ettolitri!”.
Ramia Giancarlo