Questa “classica” domanda esistenziale attraversa prima o poi la mente di qualunque essere umano, e attorno ad essa ruotano le risposte e le riflessioni di religioni, filosofie ed ideologie varie.
Il quesito è così “impegnativo” e fondamentale, che tante persone non riescono purtroppo a trovarvi soluzione, mentre molte altre si trovano a doverlo riaffrontare a più riprese, perché anche le risposte che si pensavano ormai acquisite possono a volte rivelarsi insoddisfacenti, con la conseguenza che tutto viene rimesso in discussione.
Questo “terremoto” può scatenarsi anche all'interno di quella “categoria” di persone, i credenti, che grazie alla fede in Dio dovrebbero in teoria aver trovato la Soluzione per eccellenza, e che invece non di rado cadono vittima di dubbi e crisi interiori che li costringono a tornare al punto di partenza, ovvero ad interrogarsi su quale sia il senso della loro esistenza.
In realtà il problema esistenziale rischia di restare tale fintantoché non si giunge a riformulare in modo diverso la domanda chiedendosi:
"Quale senso voglio dare alla mia vita?"
Il significato dell'esistenza non è infatti “qualcosa” da cercare, bensì da dare... e la nostra esistenza assume il senso che noi, e soltanto noi, vogliamo attribuirle.
Così, la nostra vita ci mostra la pienezza del suo significato nella misura in cui vogliamo per davvero “consacrarla” a Dio nella concretezza della nostra abnegazione e della nostra capacità di amare il prossimo.
Viceversa nessuno, neppure Dio, può farci dono di quel senso che possiamo trovare soltanto in noi stessi... senza bisogno di cercare altrove, come invece fanno quei “credenti” che si limitano ad aderire superficialmente ad un senso religioso che rimane esterno a loro, accontentandosi di “credere” di aver così trovato il senso della loro vita.
“Se la tua educazione, i tuoi valori, non ti rendono in grado di fare servizio disinteressato e di comportarti con rispetto e umiltà davanti alle persone anziane, sappi che la tua educazione è falsa, così come i tuoi valori.
È inutile che ti vanti della tua cultura, se poi sei confinato in “miseri” ideali.
Apri il tuo cuore a Dio, l'Unico che può dare un senso al tuo esistere.
Non andar fiero della bellezza, della giovinezza, della forza, della posizione sociale o della ricchezza, poiché son tutte cose destinate a svanire, e tu con esse, se in loro ti identifichi.
La vera umiltà è la pienezza del rispetto verso tutti e te stesso”.
Swami Roberto