Nell'incidere una dura roccia, può avere maggiore effetto un soffio di vento che batte con insistenza sullo stesso punto, rispetto ad uno sporadico colpo di piccone assestato con forza.
Questo aspetto della realtà richiama un carattere tipico dell'esistenza umana, nella quale la perseveranza è preziosa alleata per accrescere le possibilità di successo nella più svariate attività.
Non a caso, molti fedeli nelle differenti religioni “moltiplicano” la celebrazione di preghiere ripetute (mantra o giaculatorie che dir si voglia) nella convinzione che la preghiera prolungata nel tempo produca un risultato maggiore, proporzionato alla sua durata.
Ora... premesso che l'universo della preghiera è una dimensione strettamente personale, nella quale contano innanzitutto dei fattori soggettivi quali la purezza dell'intenzione e l'onestà interiore, è evidente che le preghiere con un significato meramente cumulativo... si svuotano di significato, perché il rapporto con Dio non può essere svilito ad una sorta di “contratto a cottimo”.
Sono invece fruttuose quelle preghiere ripetute che, sventato il rischio di ridursi ad un calcolo “quantitativo”, diventano il modo per ripetere con persistenza un'invocazione a Dio, incidendola nel proprio animo.
Tra le preghiere ripetute i “mantra” sono, come indica il significato del termine sanscrito, “strumenti del pensiero”, vale a dire brevi locuzioni che i fedeli ripetono più volte per ribadire le loro intenzioni di preghiera e per focalizzare l'attenzione sull'intenzione stessa.
Però, la ripetizione del mantra serba in sé anche un valore in più, legato all'energia contenuta in ogni parola pronunciata.
Di questo valore fanno esperienza i devoti che, durante il Darshan di Swami Roberto, attingono la potenza d'Amore custodita nella voce del Maestro, rintocco di Eternità che espande nell'Etere la vibrazione divina e, mantra dopo mantra, scolpisce anche le “rocce” più dure... fin dentro l'anima.