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martedì 2 dicembre 2014

Lassù... e quaggiù

« Le preghiere delle persone profondamente bugiarde cadono a terra, come dei sassi, appena escono dalla bocca. »
                           (Swami Roberto)

Questo pensiero di Swami mi fa oggi tornare in mente un divertente ricordo della mia età scolare: il disegno dello scienziato Isaac Newton seduto ai piedi di un albero che... a seguito della caduta di una mela sulla sua testa... intuisce nientemeno che la forza di gravità, un principio naturale che oggi tutti conoscono.
Non altrettanto conosciuta è la “forza di gravità” di cui ci parla Swami che, operando nell'invisibile piano spirituale, viene spesso ignorata dai credenti... nonostante si tratti della fondamentale ragione per cui numerose preghiere, "appesantite" da una mentalità sbagliata, "cadono a terra" anziché "salire" verso il Cielo di Dio.
Questa consapevolezza, da sola, già basterebbe per sfatare uno dei più comuni equivoci che riguardano la preghiera, ovvero quello di pensare che Dio possa arbitrariamente decidere di non ascoltare le orazioni rivolte a Lui... laddove il problema va invece individuato nella direzione opposta, ovvero in quei fedeli che evidentemente non pregano nella maniera giusta.
Per esempio...

«La preghiera non è un trucco per commuovere Dio.
Se vuoi che ti esaudisca, devi fare in modo di piacergli.»

                           (Swami Roberto)

Ebbene sì... per tanti credenti un "leit motiv" della preghiera è costituito dall'idea di dover convincere Dio di qualcosa che sta loro a cuore, come se il Padre Eterno avesse bisogno di essere “sensibilizzato” ad occuparsi dei loro problemi.
In realtà, Lui non aspetta certo di essere sollecitato dalle nostre orazioni per essere... "Colui che è" da sempre pienamente coinvolto, per amore, nelle nostre vite!
Piuttosto, siamo noi ad avere assolutamente bisogno di auto-sensibilizzarci con questa semplice verità: le nostre preghiere non servono a Dio, ma a noi. Infatti, siamo proprio noi che... pregando... abbiamo necessità di "ossigenare" il piano della nostra fede, nonché di stimolare la dimensione della nostra coscienza per arrivare, come dice Swami, a “piacere” a Dio.

« Dio non guarda quanto tempo dedichi alla pratica del culto, ma osserva piuttosto quanto Amore sei Per Lui, per te stesso e per tutti. 
Amare è il culto a Dio più gradito, perché è l'unico che non s'interrompe mai, come il tempo.
Tutto passa, solo la Carità resta in Eterno. »
                                         (Swami Roberto)

In effetti, non è semplice resistere alla tentazione di sostituire l'impegno per una vita spirituale praticata nel quotidiano, con una più comoda e magari zelante partecipazione alle funzioni liturgiche... ma non è per caso, ovviamente, che il Dio dei cristiani ha scelto di essere l'Immanû-el, che significa “Dio con noi”, anziché restare isolato in una austera trascendenza.
Pertanto, è proprio Lui che ci invita a cercarLo non soltanto “lassù”... in un “cielo” da noi trasformato qualche volta in un astratto rifugio per eludere le nostre responsabilità spirituali... bensì anche "quaggiù", nelle persone che riempiono le pagine della nostra vita, e che costituiscono quindi il “rivelatore” del nostro amore per l'Altissimo.
Scriveva al riguardo Giovanni: « Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede » (1 Gv 4,20).
Così... una preghiera che piace al Signore non può essere quella che si riduce alla mera orazione celebrata con lo sguardo alzato esclusivamente in “verticale” verso l'alto dei cieli.
Inevitabilmente, il nostro Amore per Dio viene “testato” anche "in orizzontale", nella concretezza di una carità che siamo chiamati ad esprimere nei diversi ambiti del nostro vivere sociale... in assenza della quale la nostra preghiera sarebbe un po' come il tronco di un albero senza radici che, più sale in verticale verso l'alto, più "rumore" farà al momento di cadere irrimediabilmente a terra.

« Restare raccolti in preghiera, o in meditazione, è cosa buona e giusta. Queste importantissime pratiche spirituali sono vero cibo per l'anima. 
Purtroppo però, molti hanno fatto “indigestione”, distruggendo in un attimo tanti anni di pratiche spirituali. 
Quando un giorno il Signore li ha interrogati, facendogli visita sotto le spoglie di un infelice, non hanno saputo alzarsi e soccorrerLo... erano troppo impegnati a pregare e a meditare. 
Non Lo hanno confortato nemmeno con un sorriso o una buona parola. 
Il Signore, in realtà, è stato lasciato da solo in quella persona bisognosa. 
La preghiera e la meditazione sono una via indispensabile per la tua evoluzione, grazie alla quale il tuo Amore non viene disperso, come l'acqua preziosa viene incanalata per irrigare i campi anziché essere sprecata. 
Rifletti però: se il tuo cuore non è sensibile verso gli altri, ogni disciplina spirituale è solo un modo per passare il tempo... 
Sprecandolo. »
                                                (Swami Roberto)




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