lunedì 26 gennaio 2015

La "Lingua" di Dio

Questa mattina, una mia “planata” sul territorio biblico dei Proverbi si è conclusa con un "atterraggio" sulla frase “morte e vita sono in potere della lingua” (Pv.18,21).
Poiché l'esperienza quotidiana ci dice che non è sufficiente parlare per uccidere o per far vivere fisicamente qualcuno, il "cuore" di questa massima sapienziale "batte" al di sotto della superficie letterale, e coinvolge la responsabilità di ciascuno nell'usare il potere della parola per benedire e non per maledire, per seminare il bene e non per spargere il male.
Però, non è semplice per nessuno governare la propria lingua, che spesso si muove a sproposito nei momenti di impulsività o di collera, e che altre volte viene magari tenuta a freno, ma “solo” esteriormente... mentre viene invece lasciata, ahimè, “a briglia sciolta” in un altro piano molto importante:

« Molti mettono al mondo dei "mostri". 
Ovviamente non mi riferisco ai bambini, ma ai pensieri! »
       (Swami Roberto)

Tanti purtroppo indulgono a questa pratica, pensando che in fondo basti controllare la lingua propriamente detta per “non fare nulla di male”... lasciando così che quella invisibile “bombardi”  con i cattivi pensieri l'esistenza altrui.
In realtà è solo da qui... dal saper educare il proprio modo di pensare... che può nascere la capacità di usare il "potere della lingua" solo per la vita. 

Questo argomento mi fa oggi ricordare una significativa caratteristica dell'ebraico biblico, costituita dal vocabolo “dabar” che vuol dire "parola", ma al contempo anche pensiero ed operatività, a rappresentare la realtà di Dio ben ricordata per esempio dal profeta Isaia: “La parola (dabar) uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero” (Is.55,11).
Nel Piano divino, infatti, il perfetto coincidere di pensiero, parola ed azione fa “esplodere” il potere della vita, ed è per questo che... prendendo ad esempio un particolare momento della mia vita religiosa... lo spazio sacro del Tempio si carica, durante il Darshan di Swami, di quel “ qualcosa”  che è molto più facile vivere che descrivere.
In particolare, oggi mi riferisco a ciò che avviene durante la celebrazione dei sacri mantra, quando le parole mie e di tutti i presenti “ricalcano” la Parola di Swami e quindi entrano in comunione con la sacralità del “dabar”, caricandosi del suo potere di vita.
E' proprio questo il potere che adesso mi fa tornare in mente anche le parole dell'angelo del Signore rivolte a Maria, in un versetto di Luca che comunemente è tradotto “nulla è impossibile a Dio” (Lc.1,37)... ma che invece nel testo originale greco è scritto letteralmente “nessuna parola è impossibile a Dio”... ossia nulla è impossibile per la Parola divina.
Ebbene sì... in fondo, per risolvere i problemi della nostra vita, abbiamo bisogno anche di imparare a parlare la Sua “Lingua”.

« Per molti è più facile credere nell’esistenza di Dio che accettarne la conseguenza, che l’impossibile può diventare possibile. »
           (Swami Roberto)




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