lunedì 2 marzo 2015

Verbo incarnato... e non incartato

"Le persone non ricordano sempre quello che hai detto. 
Purtroppo ricordano di più le sensazioni che hanno provato mentre gli parlavi."
                 (Swami Roberto)

Anche se inizialmente queste parole di Swami mi hanno fatto pensare all'ambito dei rapporti interpersonali, quotidianamente complicati dalla comune tendenza a dar retta alle sensazioni piuttosto che ai contenuti... mi è poi venuto in mente un altro piano di comunicazione nel quale questa inclinazione può fare danni ancora più gravi.
Mi riferisco alla Parola di Dio, che molti credenti “amano” sul piano delle sensazioni, magari cullandosi a contemplarne la bellezza... ma guardandosi bene dal trasportarla nel decisivo piano della comprensione, e poi negli atti concreti della loro vita.
Accogliere in noi la Parola divina significa invece accettare che Essa svolga il suo compito... ovvero "offendere" le comodità del nostro quieto vivere, sradicare i nostri sbagliati modi di essere e provocare la nostra coscienza per muoverla a reazione... ed è evidente che tutto ciò non si concilia con le aspettative dell'amor proprio.

Nella mia esperienza di vita, è stato in concomitanza con l'ascolto del Suono unico ed inconfondibile della voce di Swami, che per la prima volta sono riuscito a far tesoro della Parola di Dio lasciando che incidesse i suoi “salutari” solchi nel terreno delle mie pacifiche consuetudini, ed è stato solo attraverso questa scomoda ma benefica “aratura” che Cristo è tornato al centro della mia vita.
Di certo, ciò non sarebbe mai accaduto se gli insegnamenti di Swami non mi avessero fatto passare dalla mia precedente esperienza meramente intellettuale del “Verbo incartato”, che fondamentalmente non aveva minimamente scalfito i miei mondani modi di essere... a quella vitale del “Verbo incarnato”, che è diventato il divino nutrimento del mio percorso interiore.

A partire da allora... io so bene che il mio rapporto con la Parola di Dio è realmente fruttuoso solo quando, ben al di là del piano delle sensazioni, riesco ad operare quel tipo di ascolto che per esempio in ebraico è espresso dal vocabolo shama', che significa al contempo “ascoltare” ed “obbedire”... non per un obbligo imposto da Dio, che sempre ci lascia liberi... bensì per un nostro atto di volontà “obbediente”.
E' questo in realtà l'unico modo per nutrirsi di quel “Pane di vita” che, com'è ovvio, non può certo dare beneficio a chi invece si limita ad “annusarlo”.

"Molti parlano di spiritualità, 
MA questo altissimo tesoro
appartiene soltanto a chi la pratica."
                 (Swami Roberto)





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