venerdì 6 maggio 2016

Il “viaggio” di un mandarino

Essendosi conclusa la sua esistenza terrena, un “mandarino” cinese si avviava al Paradiso cui era destinato, quando ebbe voglia di visitare l'inferno.
 Fu accontentato e condotto al soggiorno dei dannati: un'aula immensa, con tavole imbandite su cui fumava, profumando l'aria, il cibo nazionale in enormi vassoi: il riso, il diletto e benedetto riso.
 Attorno alle tavole sedevano innumerevoli persone, ciascuna munita di bacchette di bambù per portare il riso alla bocca.
 Ogni bacchetta era lunga due metri e doveva essere obbligatoriamente impugnata ad una estremità.
 Ma, data la lunghezza delle bacchette, i commensali tentavano invano di nutrirsi: per quanto si affannassero, non riuscivano a portare il cibo alla bocca. Donde furore e spasimi e stridore di denti.
 Colpito da quello spettacolo di inedia nell'abbondanza, il mandarino proseguì il suo cammino verso il soggiorno dei beati. Ma quale non fu la sua sorpresa nel constatare che il Paradiso si presentava identico all'inferno:
 Un ampio locale con tavole imbandite, vassoi enormi di riso fumante, da mangiarsi con bacchette di bambù lunghe due metri, impugnate ad una estremità.
 L'unica differenza stava nel fatto che ciascun commensale, anziché imboccare se stesso, dava da mangiare al commensale di fronte:
 così tutti avevano modo di nutrirsi con piena soddisfazione e serenità.
 (Fiaba cinese)