“Non si scoprono nuove terre se non si accetta di perdere di vista per molto tempo la terraferma”. (A.Gide)
Rileggendo questo aforisma... mi torna oggi alla mente la celebre vicenda di Abramo, che risponde alla chiamata di Dio decidendo di partire dalla propria terra “senza sapere dove andava” (Eb 11,8)... sostenuto unicamente dalla “sicurezza” della sua fede.
Nella Genesi questa chiamata è espressa con il termine ebraico “lekh lekha” (12,1), che significa non soltanto “vattene” (dalla tua terra), ma anche “va a te”… e in questo secondo significato è custodito un messaggio spirituale che ci raggiunge nel nostro presente:
Idealmente questa chiamata del Signore interpella anche ciascuno di noi, qualora ci accada di trovarci nella necessità di partire dalla “terra ferma” di un qualche nostro abitudinario e ormai sterile modo di essere.
In quel caso... è accettando la sfida con se stessi che si rende necessaria per uscire da quella illusoria “zona di confort”... che è possibile avviarsi verso l'esplorazione di “nuove terre” esistenziali, nelle quali si trovano i frutti di quelle nuove prese di coscienza che possono avvicinarci allo “strato” più profondo del nostro Sé spirituale.
Quando sappiamo rispondere a questa "chiamata" con fede e onestà interiore… allora il Padre nostro ci aiuta ad attraversare i ”mari” dei nostri umani limiti e ci conduce verso l'essenza del nostro Sé divino, là “dove” possiamo essere Uno con Lui.
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« L’uomo non è grande quando vive da uomo...
Ma è immenso quando vive da Dio, perché si riconosce Amore.»
(Swami Roberto)
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Riguardo a questo viaggio verso se stessi, nel mio blog “Un mio viaggio nel Soprannaturale sulle impronte di Swami Roberto”, puoi vedere anche il post: “Perché tutti siano Uno”