«Anche se uno reciti un lungo tratto di versi sacri, ma non operi conforme a loro, costui è un uomo negligente: come un pastore che conti le vacche altrui, egli non partecipa alla condizione di asceta.»
(Dhammapada, Cap.I,19)
Dalla tradizione orientale proviene questo ammonimento rivolto a chi si limita a quella religiosità esteriore, incapace di tradursi in una coerente condotta di vita, che anche Gesù denunciava nel corso del suo ministero pubblico... come per esempio ci ricordano queste sue celebri parole: “non chi dice Signore Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio” (Mt 7,21).
Poiché, infatti, il Natale è la celebrazione dell'incarnazione del Verbo Divino*... cioè della “Parola” di Dio che “si fa carne” (cf. Gv 1,14) per guidarci sulla via della Salvezza... noi entriamo per davvero nello Spirito del Natale facendo a nostra volta “incarnare” questa Parola dentro di noi, “conformando” il più possibile al Divino Amore... i pensieri, le parole e le concrete azioni della nostra vita.
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*Nel mio blog "Un mio viaggio nel Soprannaturale sulle impronte di Swami Roberto", puoi seguire una pista di approfondimento che parte dalla voce "Verbo (Logos)" del Dizionario tematico.
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Per percorrere un sentiero di avvicinamento al Santo Natale, puoi anche rivisitare questi post del mio diario:
La "culla" del mio Natale
« Bar enash »
“Sete” benedetta
Una bella immagine biblica...