mercoledì 15 febbraio 2012

Carissimi Amici di Dio!

di ramia Davide Ghirardello

Desidero dedicare questo post al saluto che spesso Swami ci rivolge all'inizio del suo Darshan:

"Carissimi Amici di Dio!"


Idealmente, è come se questo saluto ci trasportasse al tempo in cui Gesù si rivolgeva così ai suoi discepoli:

"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perchè il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perchè tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perchè andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perchè tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri."
Giovanni 15:12-17

Le parole di Gesù sono cristalline: Dio non ci vuole alla stregua di una servitù, separati da una invalicabile distanza. Il Maestro emancipa chi sceglie di essere discepolo dei suoi insegnamenti, ricordandogli di non considerarsi più come al servizio di un padrone "distante e riservato", ma di riconoscersi nella vera realtà, quella di chi collabora con il Padre, che non tiene all'oscuro del suo pensiero, anzi lo rivela chiaramente a chi lo vuole ascoltare.

E' come se Gesù, parlando proprio a te, gridasse: "Sii mio amico!"

Questa amicizia e questo amore, però, non sono gratuiti... se è vero che Dio ci sceglie, la chiave dell'amicizia l'abbiamo pur sempre noi, ed è tutta nella risposta al "se" che Gesù pose come condizione:

"Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando"

Scegliere se "amarci gli uni gli altri", condividendo lo stesso amore di Dio per noi, oppure no.

Se ci pensiamo, non può che essere così: come è possibile dirsi "amici di Dio", se non si condivide l'essenza del significato di amicizia che Lui stesso prova per noi?

Pensandoci, è un po' come se Swami, salutandoci, ci ricordasse di rispondere al "se" che Gesù pronunciò, mettendoci di fronte a due grandi domande interiori:

Voglio essere fino in fondo amico di Dio? E se lo voglio, in che misura lo sono?