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sabato 2 febbraio 2013

Mise la sua tenda in mezzo a noi

Durante il mese di dicembre del 1996 mi trasferii stabilmente nel monastero di Leini' e cominciai a vivere nella comunità dei Ramia, che peraltro già conoscevo assai bene.
Infatti, era da un po' di tempo che stavo facendo la spola in auto tra il Veneto ed il Piemonte, perché in quel periodo di profondo cambiamento sentivo la necessità "impellente" di partecipare ogni settimana alle preghiere celebrate da Swami Roberto...
Avvertivo forte il bisogno di dissetarmi a quella fonte di acqua viva, che mi sembrava sgorgasse sempre più fresca ed abbondante, e quei momenti di preghiera che trascorrevo alla presenza del Maestro erano diventati degli irrinunciabili toccasana che mi davano una grande spinta per far fronte agli ostacoli che via via mi si presentavano.
Ogni volta che mi trovavo al cospetto di Swami, si aprivano davanti a me degli inattesi orizzonti di comprensione che mi invitavano ad essere esplorati... e poi, mi sembrava come di fare il “pieno” da quell'incredibile distributore di energia che Lui dimostrava di essere.
Quando mi stabilii con continuità nel Monastero, iniziai una vita completamente diversa: ci volle ben poco per spogliarmi dei miei abiti “secolari”, perché mi trovai immerso in una realtà così straordinaria e coinvolgente, che di lì a qualche settimana già mi sembrava che quella vita da religioso mi fosse sempre appartenuta, come se un invisibile colpo di spugna avesse cancellato oltre trent'anni trascorsi a ragionare e a vivere da uomo del mondo, di tanto in tanto distrattamente interessato alla “questione Dio”.
Quei primi mesi vissuti insieme ai miei confratelli Ramia furono caratterizzati da una gioia e da un'intensità memorabili, che si innestavano in un fertile processo di trasformazione del mio universo interiore.
La consapevolezza, la fede... e anche l'emozione e lo stupore di fronte al nuovo che mi si presentava quotidianamente innanzi: tutto mi parlava di Dio, ed io non volevo altro che starLo ad ascoltare.
“Caso” volle che questo particolare contesto spirituale fosse anche accompagnato da una situazione più prettamente materiale che nella comunità dei Ramia creava tanto fermento, perché erano in corso tutta una serie di complessi adempimenti e preparativi affinché nel nostro Monastero potesse essere installato un palatenda, che si rendeva indispensabile per poter accogliere i fedeli che confluivano a Leinì per incontrare Swami Roberto.
Quella grande tenda, che arrivò sul finire di quella mia prima primavera a Leinì ed in breve fu installata sul terreno del monastero (la prima preghiera vi fu celebrata l'8 giugno del 1997), recitò una parte da protagonista nei miei primi anni di sacerdozio...
In un modo o nell'altro mi trovavo ogni giorno ad essere impegnato, insieme ad altri miei confratelli, per predisporre gli allestimenti per la preghiera, per fare piccoli lavori di sistemazione e poi di manutenzione, e soprattutto dovemmo tutti insieme vivere una lunga serie di attese... e di pratiche burocratiche... perché i Funzionari del Comune di Leinì ci concedessero di volta in volta le necessarie proroghe dell'autorizzazione temporanea al suo utilizzo.
Quel palatenda era infatti una struttura provvisoria, che prima o poi avremmo dovuto togliere, per cui ci trovavamo a vivere una situazione tutta particolare, come se fossimo "accampati" sotto quei teli.
Ora... vi sto raccontando questi fatti a distanza di 16 anni da quando sono accaduti... senonché, sulla mia scrivania c'è il “responsabile” di questo mio ricordo.
Si tratta di un versetto del celebre prologo del Vangelo di Giovanni (1,14) così tradotto in italiano:“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria”.
In realtà, al posto di "venne ad abitare" bisognerebbe scrivere "mettere la tenda", perché questo è il significato del verbo eskēnosēn che l'evangelista ha usato nel testo originale in greco. Così, nella sua versione più autentica questo versetto di Giovanni parla con precisione addirittura letterale della mia esperienza vissuta, al punto che anch'io potrei riscriverlo allo stesso modo!
Infatti, Dio è venuto ad abitare nella mia vita “installandosi” in quella grande ed indimenticabile tenda di cui vi ho appena raccontato, nella quale per 14 anni ho potuto incontrarLo insieme a tanti altri fedeli ramirici, che lì hanno riempito il loro cuore di Amore e di Speranza, in momenti di preghiera indimenticabili.
Sono stati anni per me meravigliosi, durante i quali prima ho vissuto il mio personale esodo, uscendo dall'Egitto di una vita vissuta sotto il giogo dell'ignoranza spirituale... poi ho condotto un pellegrinaggio nel deserto al riparo della tenda in cui ho adorato il Signore... ed infine sono giunto nella Terra Promessa... là dove la precarietà della tenda lascia il posto al Tempio di pietra che custodisce il Patto d'Amore stipulato da Dio con me e con tutti i fedeli ramirici.
Oggi, la Cupola del nuovo Tempio che si staglia nel cielo davanti ai miei occhi, mi fa pensare alla presenza di Dio che... espressa con la parola ebraica  "shekinà”... mi mostra la stessa radice (s... k... n) del verbo greco eskénosen.
Infatti, il nuovo Tempio ramirico ora sorge nel luogo esatto dove prima c'era la grande tenda, per cui la contiene idealmente ed energeticamente... ed è come se fosse un'immagine della shekinà (presenza di Dio) che contiene la skēnē (la tenda), non solo etimologicamente ma anche nella realtà concreta.
Così, questo versetto del Vangelo di Giovanni adesso risuona nel più profondo del mio animo: “E il Verbo si fece carne e mise la sua tenda in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua Gloria.
A questo punto... il fatto che il mio Maestro si chiami Roberto... un nome che deriva dall'antica lingua gotica ed è formato da due termini: “hruod”, gloria e “bert”, splendente... vale a dire “Splendente di Gloria”... è solo un dettaglio “insignificante”, non vi pare?



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