Un po' tutti conoscono questo principio, che è antico quanto la religione e trova la sua conferma anche nella radice etimologica della parola “Tempio”... che deriva dal verbo greco témnein (“tagliare”, quindi “delimitare”) e da témenos (“recinto sacro”).
Con il passare dei millenni, l'evoluzione della coscienza religiosa dell'umanità ha fatto sì che questa idea di rigida separazione tra Sacro e profano subisse una naturale evoluzione e, con riferimento in particolare al messaggio cristiano, è risaputo che gli insegnamenti del Rabbi di Nazareth hanno dato una svolta decisiva... "sdoganando" la realtà di Dio da una presenza esclusiva nel Tempio.
Per esempio, scrive l'evangelista Matteo che a quei giusti che chiederanno al Signore in che occasione Lo hanno veduto affamato e gli hanno dato da mangiare, assetato e gli hanno dato da bere... il Figlio dell'Uomo risponderà: "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me " (Mt 25,37-39) a sancire in modo inequivocabile l'"abc" del culto cristiano: il primo "luogo" in cui lodare ed adorare il Signore è il prossimo che si incontra nella quotidianità.
Questa mattina, mentre stavo "navigando" nel mare biblico dell'Esodo, ho pescato un passaggio dove la tenda dell'alleanza, cioè il Santuario amovibile che il popolo ebraico trasportava nel deserto, viene chiamato 'ohel mo'ed, ovvero “tenda dell'incontro”.
Come già sapete se avete letto il mio post “Mise la sua tenda in mezzo a noi”, si tratta di un'immagine che mi è assai familiare, dal momento che la Cupola di Anima Universale sorge nel punto in cui prima esisteva la Tenda che ha avvolto il mio originario incontro con Dio.
Però, la definizione “tenda dell'incontro” non mi è cara solo per ragioni personali e affettive...
Io trovo che questa espressione contenga in sé anche il modo più bello e veritiero di definire il Tempio, quale punto dell'incontro tra la libertà umana e la Volontà di Dio che, pur restando onnipresente, “convoca” i fedeli nel luogo consacrato al culto.
Infatti, esaminando ancor meglio l'originale espressione ebraica, il termine mo'ed significa “tempo fissato”, “appuntamento” e designa pertanto il Tempio quale Luogo Sacro in cui... nell'ambito del "normale" flusso del tempo... è possibile vivere dei momenti "speciali" di incontro con il Signore, secondo il "calendario" da Lui fissato a beneficio di tutto il popolo dei credenti.
Questa è la prospettiva che ha portato l'Ebraismo a definire il Tempio anche qahal, “convocazione” del popolo da parte di Dio... in un filone concettuale dal quale è scaturito poi il termine greco ekklesia (dal verbo kaléin, “chiamare”), in italiano “chiesa”, che viene usato per definire il Tempio cristiano.
Oggi mi sono dilungato un po' su questo argomento, perché non è affatto scontato che un credente viva nel modo giusto il suo rapporto con il Tempio.
Per fare un esempio che mi riguarda personalmente, durante la prima parte della mia vita io ho lungamente creduto di poter vivere autonomamente il mio rapporto con Dio, pensando che il mio totale disinteresse per qualsiasi forma liturgica non potesse pregiudicare alcunché della mia vita spirituale.
Adesso... la presenza nel Tempio di Anima Universale durante il culto che vi è celebrato, è il cuore della mia Fede... il Luogo privilegiato dell'Epifania di Dio nella mia vita.
Infatti, pur se l'Eterno ovviamente non cessa mai di essere onnipresente, e posso quindi incontrarLo in qualsiasi attimo della mia esistenza... ora però vivo l'appuntamento nel Tempio come un momento più sacro degli altri, perché so che in quel luogo ed in quella precisa "porzione" di tempo la Parola di Dio "convoca" me e tutti i cristiani ramirici che vogliono ascoltarLa.
Poi, ovviamente, è nell'esclusivo "interesse" spirituale di un credente presentarsi "in orario" (meglio ancora se in anticipo) all' "appuntamento con Dio", partecipando con la giusta disposizione interiore....
Ed infine, la "misura" dei frutti che è possibile raccogliere dipende dal modo in cui si usa la propria libertà di Fede, in quell'intimissimo "Luogo sacro" della coscienza individuale... che l'Onnipotenza divina non violenta mai.
Vedo la Cupola, che universalmente simboleggia la volta celeste, e penso al significato cosmico di quella forma, che richiama la presenza del cielo sulla terra e mi parla della manifestazione del divino nella mia vita.
Questa è l'Area Sacra nella quale Dio mi da' appuntamento e, ogni volta che io mi presento con "puntualità", mi concede udienza, mi risponde, mi benedice... e riempie di energia divina i miei "serbatoi" interiori, con i quali posso così affrontare anche le tappe più lunghe ed impegnative nel viaggio della mia esistenza.
(Vedi anche: "15 agosto 2014 – La Porta del Cielo è aperta per tutti… già da un anno" sul sito ufficiale di Anima Universale)
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