mercoledì 12 novembre 2014

L'immondezzaio... e il Giardino

« Ci sono persone che abbracciano una fede religiosa perché desiderano costruire una vita degna per sé e per gli altri. Alcuni invece usano la religione per costruire l’inferno sulla terra. »
                             (Swami Roberto)

Queste parole di Swami mi spingono oggi ad occuparmi un po' dell'inferno (dal latino “infernus", ovvero “che sta in basso”) un termine che...  anche senza comparire nei Vangeli... recita un ruolo da protagonista nei pensieri di tantissimi cristiani.
Per risalire alle radici bibliche dell'argomento, bisogna partire dalla parola ebraica sheol, inizialmente intesa come il luogo sotterraneo in cui confluivano le "ombre" dei defunti sia buoni che cattivi, e successivamente evolutasi ad indicare la sede destinata ai peccatori privati della presenza di Dio... in contrapposizione al paradiso dei giusti, beneficiari della comunione beata con il Padre Eterno.

Transitando dall'Ebraismo al Cristianesimo, il neotestamentario luogo di castigo delle anime malvagie è indicato prevalentemente con la parola “Geenna”, riferita alla Valle dell'Hinnom, a sud di Gerusalemme, nella quale venivano bruciati i rifiuti, nonché i cadaveri delle persone ritenute indegne di sepoltura.
Nei Sinottici il riferimento alla Geenna è usato per rappresentare la sorte della persona che si "consuma" nella lontananza da Dio, mentre alcuni secoli dopo... per delle ragioni che ciascuno può autonomamente "esplorare"... nella tradizione cristiana venne elaborata l'idea di uno specifico luogo denominato inferno, nel quale i dannati avrebbero dovuto andare a scontare una rovente pena eterna.
Di fronte a questa "evoluzione" di pensiero a me sorge spontanea la domanda: cosa c'entra l'idea di un Dio che condanna definitivamente i peccatori all'inferno, con il messaggio espresso da Gesù sulla croce “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc.23,34)... o anche con la Sua risposta a chi Gli chiedeva quante volte avrebbe dovuto perdonare il fratello: "fino a settanta volte sette”(Mt.18,22)... cioè in una misura che è una infinita dismisura?
Com'è possibile che il perdono ad oltranza insegnato ai discepoli di Cristo, non debba essere praticato in primis proprio dal Padre Misericordioso?
In realtà... poiché la natura di Dio è l'Eterno Amore, la questione-inferno non dipende tanto da Lui, quanto invece dalla libertà dell'essere umano che, ahimè, conosce svariati modi per costruire “l'inferno sulla terra”, compreso quello... ricordato da Swami... che viene attuato dagli integralisti violenti capaci di strumentalizzare Dio e la religione per asservirli alla loro meschinità.

« Siamo all'inferno, ed è giusto venirci per capire fino in fondo se vogliamo essere Amore o non-amore, veri o non-veri. 
Perché soltanto in un mondo di soldi, di violenza, di intrallazzi, di schifezze di tutti i tipi... tu puoi veramente SCEGLIERE se vuoi la Verità di Dio... o se preferisci la menzogna del mondo. » 
                                       (Swami Roberto)

Questa constatazione... e cioè che l'inferno si trova proprio qui sulla terra dove stiamo vivendo... si scontra con l'educazione religiosa ricevuta da intere generazioni di cristiani, abituati ad avere a che fare con il deterrente di un inferno futuro che giustifica le rinunce e le penitenze da affrontare in vita, pur di non finirci dopo la morte.
Condizionati da questo “imprinting”, i più non sono neanche sfiorati dal pensiero che, invece, anche  le celebri pagine evangeliche delle tentazioni di Cristo (Mt.4,8-9) mostrano una realtà ben diversa.
Non occorre infatti essere degli esegeti per rendersi conto che, se satana ha l'autorità di offrire al vero-uomo e vero-Dio Gesù i regni della terra, allora è proprio la terra a rivelarsi la sua infernale casa, nella quale lui cerca di spingere gli esseri umani ad orientare la loro libertà non verso la “Verità di Dio”, bensì... come dice Swami... “verso la menzogna del mondo”.
In sostanza... è solo dentro di noi che si determina la distanza tra “l'immondezzaio” della Geenna ed il “giardino” del Paradiso (termine derivato dal persiano Pairidaêa, tradotto anche nell'ebraico gan eden, cioè “luogo di delizie”), per cui... cacciarsi all'inferno non significa tanto andare chissà dove in un rovente angolo dell'universo, quanto invece isolarsi da Dio rifiutando il suo Amore.

« L'inferno inizia quando tu, volontariamente, scegli di non dare spazio a Dio, di non abbandonarti totalmente in Lui, ma di fare appello alle tue sole forze umane. 
L'inferno è l'angoscia della tua voluta solitudine. 
Non ribellarti contro Dio, ma riscopri piuttosto chi davvero tu sei. 
Usa le armi invincibili del Discernimento e del Distacco. 
Fra tutti gli esseri viventi, solo tu uomo hai ricevuto da Dio il dono immenso di questi due alleati, senza i quali ti sarebbe impossibile conoscere il Signore e la tua vera Essenza. 
Non rimanere nella solitudine, ma impiega queste facoltà che Dio ti ha affidato per vincere il tuo inferno. » 
                                                               (Swami Roberto)

Ebbene sì... ben lungi dall'essere quel distributore di ricompense e punizioni dipinto da quanti, immaginandoLo così, non fanno altro che umanizzarLo... Dio è invece l'Amore perfetto che rispetta anche l'infelice decisione di coloro che si ostinano a non volerne proprio sapere di farsi amare da Lui, auto-escludendosi dal Piano divino sulla terra.
In questa prospettiva, inferno e paradiso diventano così le conseguenze karmiche delle proprie scelte, come per esempio quella compiuta dal ladrone “buono” sul Calvario che, nel momento in cui finalmente decide di entrare in comunione con il Cristo e gli dice «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno», riceve la risposta «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Lc.23,43), a sancire la trasformazione di quel luogo di morte in una sorgente di vita eterna.
Di fatto, lo stesso può accadere a tutti coloro che... riconciliandosi pienamente con la natura divina del proprio Sè... non avranno più bisogno di rinascere in questa dimensione perché, già a partire dalla loro attuale incarnazione, avranno imparato a portare il paradiso nella propria vita e, di riflesso, anche in quella degli altri.

E' questa l'unica maniera per togliersi dalla condizione infernale nella quale ahimè molti si trovano, restituendo alla propria esistenza quella pienezza spirituale che è l'unico modo per onorare il dono Sacro ed inviolabile della vita, e per iniziare a viverla in tutta la sua divina bellezza.

« Quando ci sentiamo dire con sincerità: "conta su di me", il paradiso scende sulla terra. » 
                    (Swami Roberto)




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