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martedì 18 novembre 2014

"Sole" quotidiano

« Essere compassionevoli
è la più alta forma di Carità
DA PRATICARE. »
                     (Swami Roberto)

Dopo che il maiuscolo dell'espressione “DA PRATICARE” mi ha fatto inizialmente pensare alla comune difficoltà nel dare concretezza ai buoni propositi... questa frase di Swami mi spinge adesso a riflettere su cosa significhi, di fatto, "essere compassionevoli".
Già la parola “com-passione”... formata da “com” (insieme) e “passus” (part.pass. di "patire")... parla di una vicinanza al prossimo che giunge fino alla partecipazione ai suoi patimenti, e quindi indica con chiarezza la via virtuosa della sensibilità altruistica.

E' questa la direzione rivolta al cuore pulsante del messaggio cristiano, espresso nei Sinottici con il celebre “ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,39)... ed integrato in modo significativo dal Vangelo di Giovanni: come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri(Gv 13,34).

A prima vista, potrebbe apparire un compito umanamente proibitivo quello di amare addirittura come Dio, l'Amore perfetto che pervade di Sé tutti gli esseri viventi...
Invece, l'attuabilità di questo intento viene illustrata dal Figlio dell'Uomo matteano, che indica quale divino criterio di “giudizio” l'amore rivolto a “questi miei fratelli più piccoli” (Mt 25,40), ovvero a tutti coloro che sono in stato di bisogno e con i quali Cristo si identifica, facendo sì che ogni servizio caritatevole offerto a loro... diventi un sublime atto di culto rivolto a Lui, il Cristo... nell'Uomo.
Abbiamo quindi individuato il requisito fondamentale per essere compassionevoli alla maniera divina: riconoscere il "volto" di Cristo presente in ogni essere vivente oltre che, ovviamente, nell'ovunque di questa dimensione.

« Sono la montagna, sono il mare, sono il deserto, sono i prati e le valli.
Sono il cielo e le stelle. 

Sono il sole e la luna. 
Sono il macrocosmo e il microcosmo.
Sono l’universo e l’infinito.
Ma è ancor più vero che sono eterno. 

Il TUTTO è in noi. »
                    (Swami Roberto)

Queste parole di Swami mi parlano adesso di quella sconfinata sensibilità che è la “patria terrena” della divina Compassione, un “territorio” verso il quale chi vuole essere discepolo di Cristo è chiamato a dirigersi... senza lasciarsi scoraggiare dal fatto di non essere ancora riuscito a prendervi "fissa dimora".
Si tratta, beninteso, di un campo d'azione che non è certo prerogativa dei soli credenti cristiani anche perché, nella "logica" della carità, la differenza non è tra chi crede e chi non crede... bensì tra chi ama e chi non ama... e dunque l'essere compassionevoli è una facoltà divina che non è preclusa ad alcuno, neanche agli atei e agli agnostici.

« Dio è l'Uno nei molti. 
Ma non tutti vogliono essere Uno in Dio. 
Alcuni... sono troppo pieni di sé... poi ci sono i tiepidi... »
                     (Swami Roberto)

Di fronte a questo "nei molti", mi vengono ora in mente i tanti che si chiederanno come mai Swami non dica "nei tutti"...
In realtà queste persone non tengono conto del fatto che lo Spirito Santo non può ovviamente "fare violenza" alla libertà di coloro che, per esempio, sono "tiepidi" e pertanto non Lo accolgono... respingendo così quel "Sangue dell'Alleanza" che lo stesso Gesù ricorda infatti di aver "versato per molti" (Mt 26,28).

Poi... spostandomi nella affollata "categoria" dei "troppo pieni di sé", penso anche ai troppi che sono “pieni" di una teologia cristiana integralista, idolatrata al punto tale da inibire la loro comunione in Dio: il Compassionevole.
Un esempio in tal senso mi viene suggerito dall' "atmosfera" orientale di questa "photo by Swami", che mi fa pensare ad un fedele induista intento a celebrare le parole sanscrite tratte dalle Upaniṣad, "Tat twam asi" [che significano “Quello (il Tat) sei tu”] con la consapevolezza che il Tat... cioè il Brahman, l'Assoluto... è l'Uno divino presente in ogni essere vivente.
Leggendola con gli occhi della compassione, questa immagine dai colori induisti si accosta naturalmente a quella di un cristiano che, facendo tesoro delle parole del "Figlio dell'uomo" matteano (Mt 25,40), riconosce il Cristo presente in ogni essere vivente... e può così sentirsi spiritualmente vicino al suo fratello orientale il quale, pur con una visione teologica diversa, è anche lui rivolto verso "l'Uno nei molti" di cui ci parla Swami.
Però, ahimè, questo accostamento non può invece realizzarsi agli occhi di chi, idolatrando la propria teologia fino a discriminare il "diverso", resta ben lontano dall'amare “come” ama Dio.

« Non indurire il tuo cuore
credendo di difenderti
dalla vita. Mantieni viva
 la tua sensibilità.
 Essa soltanto fa sbocciare
il fiore della compassione.
Eh sì, la compassione
è come un occhio che riesce a vedere la bontà anche là dove sembra non esservi. »
                     (Swami Roberto)

E' proprio così: il segreto dell'essere compassionevoli è la sensibilità espressa dalle persone che hanno “cuore” ed infatti... non a caso... proprio il cuore è il nucleo di un'altra parola cristianamente decisiva, “misericordia” (da misèreo, "ho pietà"... e còrdis, "cuore")... una gemma spirituale che fiorisce in quanti si lasciano toccare il cuore dalle necessità altrui... e che viene invece "gelata" in quanti coltivano una fede intollerante, che porta la loro anima ad "ibernarsi".
Di fronte al pensiero di quanti possano essere i cristiani coinvolti in questa "glaciazione", io sono grato al Signore di avermi guidato ad approdare alla mia Anima Universale che... nella peculiarità di un pensiero cristiano coerente e privo di dogmi da “inghiottire ad occhi chiusi”... mi ha rivelato nel concreto cosa significa essere compassionevole verso le persone che praticano una religione diversa dalla mia, insegnandomi a dialogare con loro in modo aperto, in nome di quel rispetto che non degenera mai nel "mescolamento" delle differenti fedi.

Così, io oggi posso riconoscere nel mio prossimo, di qualsiasi fede e cultura, l'universale volto di Cristo... nell'Uomo... su quella via dell'essere compassionevoli che i miei umani limiti mi renderebbero inaccessibile, se il mio “cuore” non fosse riscaldato quotidianamente dal “Sole” della Divina Compassione.

« Percepire il tuo animo, sentire il tuo dolore, ascoltare il tuo segreto… per me è come respirare.»
                     (Swami Roberto) 






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