Opponiti a quel che ho fatto e difendi quel che hai operato (in me).
Allora soltanto sarò mio, se sarò stato Tuo.»
Questa antica preghiera (tratta dal "De Anima", di Cassiodoro) esemplifica la disposizione d'animo dell'orante che è consapevole di come i buoni “frutti” della sua esistenza terrena non dipendano dalle sole sue umane forze e capacità, bensì dalla Grazia divina che riesce ad accogliere nella sua vita.
Rendendosi conto di questa realtà, egli prega Dio di "opporsi a quel che ha fatto", cioè di contrastare l’imperfezione delle sue umane azioni... chiedendoGli poi anche di "difendere", ovvero di preservare gli effetti benefici dei Doni che Dio stesso ha già "operato" in lui.
Ieri come oggi… è importante proporsi di togliere spazio all'imperfezione del proprio “io”, per far spazio dentro di sè alla Perfezione di Dio... che può così vivificarci con i Suoi Doni... purché ovviamente sappiamo anche chiederGlieli, con fede, nella preghiera.
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« Se preghi così:
“Io Ti desidero, o Dio; riempi il mio vuoto di Te”…
Ricordati di cancellare “io”, e avrai totalmente Dio.»
(Swami Roberto)
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Nel mio blog “Un mio viaggio nel Soprannaturale sulle impronte di Swami Roberto”, puoi seguire una pista di riflessione che parte dal termine “preghiera” (nel Dizionario tematico)