Un modo per testare le condizioni della propria fede, può essere quello di "misurarsi" con un passo neotestamentario che, ieri come oggi, invita i credenti... “a dare una risposta a chi vi chiede il motivo della vostra speranza” (cf. 1 Pt 3,15).
Poiché questo nostro mondo è attraversato da tante “voci” che diffondono scoraggiamento e desolazione... bisogna evidentemente andare controcorrente per testimoniare la speranza... e proprio le difficoltà che vanno affrontate per riuscire a dare questa testimonianza, costituiscono delle prove che, per l'appunto, “testano” la vitalità della nostra fede.
Per esempio... nei casi in cui la sperimentazione della realtà presente sembra non promettere granché di buono per il futuro... come accade in questo periodo caratterizzato da vari flagelli che purtroppo colpiscono l'intera umanità... sperare significa in sostanza rifiutarsi di “ipotecare” il tempo futuro sulla base dei "dati" forniti dall'esperienza presente e passata, e significa invece credere che il Padre nostro, Colui che incessantemente “fa nuove tutte le cose” (Ap 21,5) e sempre “rinnova la faccia della terra” (Sal 104,30)… può sempre trasformare in maniera soprannaturale... il naturale svolgersi della realtà.
E' facendosi testimoni di questa certezza di fede, che è possibile “dare risposta a chi chiede il motivo della nostra speranza”... non certo aspettando che Dio faccia tutto da solo, ma invece collaborando con Lui... mediante una fede "attiva", capace di manifestarsi nella preghiera, oltre che nelle azioni quotidiane improntate all'amore e alla speranza.
Il "motivo della mia speranza" ha preso forma nella mia personale esperienza di vita... da quando ho incontrato Swami.
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Nel mio blog “Un mio viaggio nel Soprannaturale sulle impronte di Swami Roberto”, puoi seguire una pista di approfondimento che parte dalle voci:
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In questo blog, puoi percorrere questa pista di riflessione sui "prati" della speranza: