Esercitare un costante controllo della propria “lingua”... ovvero fare sempre attenzione a pronunciare delle parole improntate a bontà e rettitudine... è una primaria responsabilità spirituale per chiunque voglia percorrere la via dell'amore del prossimo.
Ciò vale evidentemente per le parole da noi pronunciate e che il nostro prossimo può sentire... ma anche per quelle che “mormoriamo” quando siamo da soli.
Infatti, “neppure una parola segreta sarà senza effetto”... sia perché davanti a Dio non possiamo avere segreti... sia perché le nostre parole esprimono sempre, oltre al suono, anche un'energia generata dalla “dizione”... ed è nostra responsabilità spirituale far sì che questa energia sia sempre di bene-dizione [a], e mai di male-dizione.
Questa realtà riguarda non soltanto le parole rivolte agli altri, ma anche quelle “mormorate” e/ o pronunciate verso se stessi.
Anch'esse infatti producono sempre un effetto, che evidentemente non è benefico nel caso di certi abitudinari modi di dire con i quali si sfogano degli stati d'animo tutt'altro che positivi, perché “intonati” per esempio alla sfiducia, all'autocommiserazione ecc. ecc.
Ecco allora che un esercizio spirituale estremamente importante da compiere nella propria quotidianità, consiste nell'impegnarsi a “disciplinare” nella maniera migliore il proprio linguaggio per esprimere sempre del bene... non soltanto verso il prossimo ma anche verso se stessi.
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[a] Nel mio blog “Un mio viaggio nel Soprannaturale sulle impronte di Swami Roberto”, vedi il post “Umane benedizioni”.