Nella vita quotidiana questa è un'opportunità molto preziosa, che contribuisce a rendere più civile il vivere sociale, a condizione però che non se ne snaturino gli ambiti facendo diventare oggetto di delega anche ciò che non lo può essere.
Infatti, alcuni aspetti dell'individuale esperienza di vita non si prestano ad essere demandati a terzi, perché ognuno ha in sé una sfera di azione così intima da poter essere adempiuta solo personalmente.
Questo è il caso, evidentemente, della propria coscienza spirituale... che invece molti oggigiorno preferiscono delegare, per esempio aderendo "per abitudine" ad un certo codice morale religioso al fine di procurarsi direttive "divine", assoluzioni e assicurazioni di salvezza, senza dover fare interiormente troppa fatica.
Senonché... così come, quando si è affamati, non è possibile risolvere il problema incaricando qualcun altro di mangiare al proprio posto... allo stesso modo, quando la propria coscienza ha bisogno di "mangiare" per crescere, è solo occupandosene direttamente in prima persona che la si può nutrire per davvero.
« Ciascun individuo è spiritualmente responsabile delle sue scelte ed azioni unicamente davanti a Dio ed alla propria coscienza.
Non possono esistere regole spirituali uguali per tutte le coscienze in quanto ognuna è peculiare. Questo concetto non ha nulla a che vedere con i giusti e doverosi regolamenti sociali e civili delle aggregazioni umane, che sono comunque il prodotto in evoluzione di un insieme di coscienze. Qui si vogliono unicamente evidenziare due aspetti importanti. Da un lato la necessità per ogni essere di scegliere autonomamente e consapevolmente il proprio percorso spirituale affinché sia “vero”; dall’altro il fatto che, dal punto di vista spirituale, ciascuno è responsabile in coscienza di ciò che ha interiormente compreso e non di quanto altri stabiliscono a priori.»
(Tratto dalla pagina http://www.animauniversale.it/it/approfondimenti, nel sito web di Anima Universale)