sabato 12 gennaio 2019

La faccia umana di Dio

Penso oggi alla “discesa” di Dio fra gli uomini, cioè alla concezione che oltre a far parte della “carta di identità” teologica del Cristianesimo, trova dei parallelismi anche in altri contesti religiosi, come per esempio ricorda la ben nota parola sanscrita “avatar“ che letteralmente significa “discesa” ed è usata in varie dottrine religiose per indicare “l’incarnazione della coscienza divina”.
Nella prospettiva teologica prettamente cristiana, il cosiddetto “mistero dell'incarnazione” ha tra le sue peculiarità l’idea che il Verbo eterno di Dio si fa carne (cf. Gv 1.14) diventando un “vero uomo”, cioè assumendo su di Sé la pienezza della condizione umana, peraltro vissuta alla maniera divina.
E’ proprio in questo modo che il Verbo incarnato in Gesù prende volto d'uomo per rivelare all'uomo – come scrive Gregorio nisseno - "la faccia umana di Dio", manifestando così il modello di ciò che ogni essere umano è chiamato a divenire secondo il progetto del Padre, e rendendo pertanto possibile... proprio grazie a questa sua “discesa” divina... il processo di “ascesa” di quei discepoli che sono capaci di divinizzare la propria vita nella sequela di Cristo.

Per quanto mi riguarda, questa ascesa non si è messa in moto per tutti gli anni della mia giovanile frequentazione religiosa cattolica, durante i quali il "modello cristico" mi è parso troppo lontano dalla realtà della mia vita, per poter essere seguito.
Poi... tutto per me è cambiato quando l’incontro con Swami Roberto, e l’ “enzima spirituale” contenuto nei suoi divini insegnamenti... ha fatto sì che la "faccia umana di Dio" tornasse ad essere per me un modello talmente "vivo e vegeto", che attorno ad esso ho cominciato a far ruotare la mia intera vita.
Ricordando questa Grazia straordinaria che ha innescato dapprima la mia rivoluzione interiore, e poi la mia vocazione, è con la gratitudine e la gioia nel cuore che oggi celebro il 22° anniversario della mia consacrazione sacerdotale.
Gloria al Signore, alleluia !



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