lunedì 23 novembre 2015

Al « settimo cielo »

« Finché percepisci Dio fuori di te 
sei separato da Lui,
ovvero dal tuo Sé interiore, 

e predominano i tuoi sensi.
Se Lo percepirai dentro di te, 

potrai dire:
“Io e Dio siamo Uno”.
E quando il tuo “io” finirà di dominarti, ci sarà Dio
».
       (Swami Roberto)


In aggiunta alle persone che possono avere difficoltà a comprendere il concetto di cui vi ho parlato nel post “siamo Uno”... ovvero l'individualità spirituale eterna e dunque divina dell'essere umano... ci sono poi anche quelle che vivono la difficoltà ricordata da queste parole di Swami, e si sentono "separate" da Dio.
Proprio il significato della parola "separare"... [dal latino “se” (dividere) – “parare” (appaiare), ovvero “dividere ciò che prima era pari”]... può accomunare le persone inclini a sentirsi "separate" da Dio, a quelle che rifiutano l'idea di essere spiritualmente “pari” a Lui... ed oggi io penso a come, le une come le altre, siano in fondo orientate verso quella mentalità religiosa che venne radicalmente contraddetta dal messaggio di Gesù.
Infatti il Cristo... annunciando all'umanità la "buona novella" del Padre Nostro che ci ama come Suoi figli... auspicava che "tutti siano uno; come tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch'essi in noi"(Gv 17,21)... ma questo Suo insegnamento, com'è noto, fu aspramente contrastato dalle autorità giudaiche, le quali insegnavano invece che Dio, nella Sua trascendenza, era lontanissimo dall'essere umano.
Questa mentalità religiosa era peraltro talmente radicata, che lo stesso "araldo" cristiano Paolo di Tarso ne lasciò traccia nei suoi scritti, come quando descrisse una sua esperienza mistica dicendo di essere stato "rapito fino al terzo cielo" (2Cor 12,2)... laddove la teologia rabbinica dell'epoca collocava Dio nell'inaccessibile "settimo cielo".

Tanto per farsi un'idea di cosa ciò volesse dire... il Talmud “misurava” la distanza tra uno e l'altro di questi "cieli" con ben 500 anni di cammino... per cui si credeva che l'Onnipotente Signore si trovasse ad una distanza corrispondente ad un viaggio di 3500 anni.
E' questo il contesto culturale-religioso nel quale si inserisce la “bestemmia” imputata dai Giudei a Gesù: “tu che sei uomo, ti fai Dio” (Gv 10,33)... e, a ben pensarci, si tratta in fondo della stessa imputazione rivolta oggi alla dottrina antropologica del Cristianesimo ramirico, "rea" di affermare l'essenza spirituale divina dell'essere umano.
Corsi e ricorsi... così come ai tempi di Gesù le autorità religiose giudaiche, per salvaguardare il loro potere di "concedere" il "sacro", avevano tutto l'interesse a mantenere  un “fossato” invalicabile tra Dio e l'umanità... anche ai giorni nostri non mancano coloro che hanno un "religioso" interesse a coltivare questa cultura della "separazione" ma... grazie a Dio... ieri come oggi c'è anche “Chi”, invece, è nato per guidare spiritualmente “al settimo cielo” quanti Lo hanno riconosciuto come il loro Maestro.

« Sono venuto su questa Terra per richiamare le genti alla verità della propria origine divina: lo spirito… 
l’essere eterni.
Il mio messaggio è semplice ma molto difficile da comprendere per chi è legato ad un Dio fatto di schemi, abitudini, tradizioni... 

e contraddizioni ».
       (Swami Roberto) 



Puntata successiva: Essere se stessi