mercoledì 16 giugno 2010

Il "Porto della Speranza"

Nel viaggio della vita, uno dei più gravosi fardelli che ci si porta appresso è quello delle preoccupazioni.
Chi non si è trovato a fare i conti con patemi d'animo ed angosce, con le quali troppo spesso si "pre-occupa"... ovvero si “occupa prima” il tempo che ci si accinge a vivere?
Il tempo ingombrato dalle preoccupazioni è tempo sottratto alla serenità... e alla vita.
Se si potesse fare un calcolo preciso, si scoprirebbe che una enorme percentuale della sofferenza provata dall'animo umano è causata proprio da questo affannarsi preventivo, che il più delle volte non trova poi riscontro in quanto effettivamente accade.
Significa allora che bisogna essere ottimisti? Niente affatto... bisogna essere molto di più!
Bisogna essere uomini e donne di fede, animati dalla speranza, capaci di avere dei sogni, pronti a vivere pienamente il tempo confidando nei disegni provvidenziali di Dio.

Come si può infatti dire di credere nel Soprannaturale, se non si è capaci di coltivare nel proprio cuore la speranza?
Chi è ospitale con l'angoscia e la rassegnazione... più che con la speranza... crede di credere, ma in realtà vive come se Dio non ci fosse: così le preoccupazioni lo portano ad ipotecare il futuro decidendo che sia un magazzino stipato da fantasmi, in cui non c'è spazio per l'Amore Provvidente del Padre.

Io penso che il risveglio della speranza sia una delle grazie più preziose, un tesoro inestimabile che permette a molti sofferenti di riappropriarsi della loro vita.
E' proprio questo il miracolo che vedo continuamente compiersi nel Monastero di Anima Universale, a Leinì, per il quale oggi io non trovo definizione più appropriata di... “Porto della Speranza”.