giovedì 2 febbraio 2012

Lavori in corso


Durante la mia giovinezza io interpretavo l'umiltà come una sorta di concetto del "basso profilo" da tenere in tante situazioni in cui mi sembrava opportuno evitare di mettermi in mostra, per non apparire orgoglioso e superbo.
Poi, la scuola spirituale di Swami Roberto mi ha permesso di demolire il rassicurante cliché di umiltà che mi ero costruito fino ad allora.
Spesso mi tornano in mente alcune parti degli insegnamenti di Swami che  hanno accompagnato i miei "lavori in corso", ed oggi le rileggo insieme a voi.

« Pregate così: “Signore, allontana da me lo spirito della falsa umiltà”.
Vi chiederete quale sia questa umiltà non autentica...
Fate attenzione, perché come spesso avviene, anche in questo caso le apparenze ingannano... e molto!
Forse confondete l’umiltà con la soggezione, o con una modestia sociale da manuale di galateo...
Ritenete che il mettervi all’ultimo posto sia un gesto umile?
Non potrebbe essere invece, il più delle volte, una scelta di comodo per non assumervi alcuna responsabilità?
Potreste anche pensare che sia umile chi appare vestito con semplicità, con abiti vecchi e rattoppati… e magari avete a che fare con un miliardario gravemente ammalato di avarizia.
Vedete... purtroppo moltissime persone sono state indottrinate a credere che l’umiltà sia come un “vestito di circostanza”, la condotta esteriore “nei confronti di…”, piuttosto che un modo di essere che scaturisce dall’interiorità.
Allora la vostra non sia mai più un’umiltà di facciata, che alla fine vi porterebbe solo a pensare egoisticamente a voi stessi, o in altri casi ad autocommiserarvi.
Siate autenticamente umili, incominciando col non sentirvi dei “padreterni”, piuttosto che “fare i dimessi” ed ostentare poi la presunzione di avere sempre ragione.
Chi è veramente umile non sa di esserlo...
Perciò non è mai umile chi si atteggia in questa parte per svariati motivi, anche psicologici…
Né lo è generalmente chi si definisce tale.
L’umiltà consiste nell’essere veri.
Tutto il resto è recita. »
(Tratto dal libro « Ascoltando il Maestro », vol 1, p.199)


« Ti chiedo: è più facile essere umili perché si mortifica il proprio io così esteriormente per cui tutti possano giudicarti servizievole, affabile, povero e quindi umile...
oppure potrebbe essere veramente umile chi invece non avendo necessariamente questi requisiti standard è disposto a guardarsi così nel profondo della coscienza al punto di scoprire la propria immondizia per combatterla, morendo giorno dopo giorno alla sua comodità interiore (che sono proprio le sue opinioni e convinzioni di sé, ben più radicate delle comodità materiali) in silenzio, non applaudito da nessuno e capace di trasformarsi facendo nascere dentro di sé l’uomo nuovo?
Non è umile chi, pur ammettendo di essere peccatore, non fa nulla per affrontare sé stesso interiormente, ma preferisce scaricare la propria coscienza magari confessando ad un altro i propri peccati o preferisce andare scalzo piuttosto che cambiare sé stesso.
Ricordati che guardarsi allo specchio della propria coscienza fa veramente tremare! »
(Tratto dal libro « Ascoltando il Maestro », vol 1, p.259)


« L’umiltà, quale aspetto della devozione che vi eleva a Dio, consiste nell’avere rispetto per gli altri… per gli anziani, per i saggi, per quelli che ne sanno più di voi e non solo.
Così facendo siete umili anche se vi mostrate vestiti d’oro, mentre se non rispettate il prossimo potete anche essere vestiti di stracci o viaggiare a piedi nudi, ma comunque siete un nulla.
Pertanto la prima regola dell’umiltà è proprio quella di avere comprensione per tutti, e nutrire molto rispetto per gli altri.
Poi, elevandosi, ci si accorge che per umiltà si intende avere innanzitutto rispetto per sé stessi… altrimenti ci si fa del male da soli e conseguentemente non si può neppure avere rispetto per coloro che ci sono accanto.»
(Tratto dal libro « Ascoltando il Maestro », vol 2, p.265)