venerdì 5 giugno 2015

Corridore in fuga

Transitando sulla bacheca facebook di ramia Riccardo ho trovato il link all'articolo “Dio è anche donna” (Repubblica.it) e...
"stuzzicato" dalle parole con le quali il mio confratello "fotografa” metaforicamente Swami come un corridore in fuga che altri "cercano di riprendere"...
io oggi penso ad una questione strettamente collegata, che fa ulteriormente aumentare il vantaggio di Swami rispetto a molti dei suoi cristiani "inseguitori" 
Mi riferisco all'annoso dibattito riguardo al sacerdozio femminile che, ahimè, è osteggiato in tutta quella parte del pianeta cristiano che ragiona secondo il principio “suora sì, ma prete no”... sulla base di una “tradizione” che viene fatta risalire al fatto che “i Dodici” discepoli di Gesù erano tutti maschi.
Eppure, solo per fare un esempio, il celebre teologo di area cattolica Hans Kung osserva: “Contro un presbiterato della donna non ci sono serie motivazioni teologiche. La costituzione esclusivamente maschile del collegio dei Dodici di Gesù va compresa a partire dalla situazione socioculturale di quel tempo. (...) Gesù e la prima chiesa erano in anticipo, rispetto al loro tempo, nella valorizzazione della donna, mentre la chiesa cattolica d'oggi zoppica molto indietro rispetto al suo tempo e ad altre chiese cristiane(Hans Kung: "La donna nel cristianesimo", 2005 Queriniana, pag.155).

Tra queste “altre chiese cristiane” c'è evidentemente Anima Universale e questo aspetto... cioè la constatazione di come il nostro pensiero spirituale, che attribuisce pari dignità sacerdotale all'uomo e alla donna, ci ponga ancora oggi “in anticipo rispetto al nostro tempo”... mi pare proprio incredibile, considerando che sono trascorsi duemila anni di cristianesimo.
Sì, per me è incredibile che moltissimi cristiani oggi continuino a ragionare non come “ragionava” Gesù... bensì, purtroppo, come si ragionava ai tempi di Gesù, e come "ragionavano" anche alcuni cristiani suoi contemporanei che non capirono questo aspetto del Suo messaggio, da Lui espresso anche mediante i comportamenti della Sua vita.
Per esempio, nella Lettera di Paolo ai Corinti si legge : “Voglio però che sappiate che capo di ogni uomo è Cristo, e capo della donna è l'uomo” (1 Cor 11,3)... e ancora “le donne nelle assemblee tacciano; non si permetta loro di parlare, ma siano sottomesse, come dice anche la legge” (1 Cor 14,34)...

E' evidente che queste parole sono tanto lontane dal Vangelo quanto sono invece vicine alla mentalità ebraica dalla quale Paolo proveniva e che, tanto per rinfrescarsi le idee, a quel tempo contemplava delle “verità” di questo tipo:
“Meglio bruciare la Torah che trasmetterla alle donne” (Talmud di Gerusalemme, Trattato Sota III, 4)...
“Meglio la cattiveria di un uomo che la bontà di una donna” (Siracide 42,14)...
“Un uomo è autorizzato a divorziare da sua moglie anche se ha solo sbagliato una cottura” (Talmud, scuola di Hillel).
Riguardo in particolare quest'ultima citazione, l'ho estratta da un libro nel quale lo scrittore V.Malka racconta che il rabbino Yossef Zonenfeld... ad un discepolo che gli chiedeva come fosse possibile autorizzare un uomo a separarsi dalla moglie per un motivo tanto insignificante... rispose in questo modo:
“I saggi hanno pensato prima di tutto alla donna. Se un uomo è disposto ad allontanare sua moglie per una ragione così futile, che interesse ci sarebbe a condividere la vita? Il divorzio è la cosa migliore per la donna!” (V.Malka: "Piccole scintille di saggezza ebraica").
Ricordando oggi questo aneddoto, uno dei miei pensieri “a voce alta” mi porta a chiedermi:
Tra le "moltitudini" di donne che sono escluse dal sacerdozio cristiano, quante sono quelle che riescono per conseguenza a "metabolizzare" un analogo principio, rendendosi conto che un messaggio cristiano che le esclude non è il messaggio cristiano "migliore per loro"?
Ahimè... malgrado tanti bei proclami e tante campagne in cui si chiede a gran voce il rispetto delle "quote rosa", ossia la parità uomo-donna... io credo che si tratti di una esigua minoranza, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che un numero così grande di donne cristiane continuino ad appartenere proprio alle Chiese che di fatto le subordinano all'uomo nel fondamentale ruolo di sacerdote di Cristo.

Con la benedizione di Swami,
il "rosa" può andare anche in testa al gruppo :-)
Alla fin fine, significa evidentemente che a loro sta bene così, perché è ovvio che ognuna ha la Chiesa che vuole... e, per conseguenza, quella che si merita.
Pertanto... io oggi mi sento proprio di dire "beate le donne di Anima Universale"...
E, più in generale « beati tutti coloro, uomini e donne, che si meritano il “corridore in fuga”: Swami Roberto ».





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