Tutte le volte che si pronuncia il termine “amen” (derivante da una radice verbale ebraica indicante “stabilità”) si sta affermando la propria fede nel senso di “certamente, veramente, così è”... oppure si sta proclamando la fiducia nella realizzazione delle proprie intenzioni e promesse, nel senso di “così sia”.
Significativamente, anche il Cristo è biblicamente chiamato “l’Amen, il Testimone fedele e verace” (Ap 3,14) perché attraverso di Lui il Padre Nostro ha definitivamente affermato e confermato la sua divina “promessa” di Amore rivolta all’umanità.
Ed è proprio Lui, il Verbo incarnato, che donandoci l’esempio di una vita umana vissuta alla maniera divina ci mostra la via per annullare la distanza tra il dire ed il fare… ovvero per far sì che l’amen da noi pronunciato nelle nostre preghiere non resti soltanto un teorico proposito, ma diventi invece una realtà affermata e confermata negli atti concreti della nostra vita.
Così, nella misura in cui sappiamo farci testimoni fedeli e veraci della nostra fede, possiamo realizzare la piena unità con Lui: l’Amen-Cristo.
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P.S. - Al significato biblicamente assunto dall'ebraico Amèn può essere assimilata una delle accezioni del sanscrito Aum, visto che nei rispettivi contesti religiosi-liturgici questi due termini assumono il significato di “conferma e affermazione, e contengono la divinità stessa” (*).
Riguardo a questa affinità tra gli “assonanti” Amen e Aum, puoi percorrere una pista di approfondimento nel mio blog “Un mio viaggio nel Soprannaturale, sulle impronte di Swami Roberto”, soffermandoti sulla tappa “Il Divino Amen”.
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(*) (cf. Dizionario dei simboli, J.Chevalier A.Gheerbrant,1986 Rizzoli, Milano, p.47)