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giovedì 3 settembre 2009

Il mio incontro con Swami Roberto (parte 3a)

 Dopo quell'unico incontro a casa dei miei genitori, non rividi più Roberto per molti anni.
A pelle non mi aveva fatto una brutta impressione... un bravo ragazzo che però non reputavo all'altezza di soddisfare il mio bisogno di spiritualità e quindi di risposte.
I miei, sia pure a malincuore, negli anni avevano dovuto rassegnarsi all'evidenza che quel "loro" Roberto non era affar mio.
Un po' alla volta cominciò però a diventarlo... affar mio... con l'inasprirsi delle "chiacchiere" di paese.
I miei genitori erano sottoposti ad una gragnuola di critiche di ogni genere... a volte palesi ma molto più spesso subdole... a causa di quella loro scelta inaccettabile perché controcorrente. "Quelli vanno dal santone... hanno perso la testa. Chissà quanti soldi si faranno spillare da quell'impostore"...
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Questo accanimento mi infastidiva non poco, perché il proliferare di ogni sorta di "maldicenza per partito preso"... mi mostrava il lato peggiore di quella mentalità di vecchio stampo che già avevo voluto lasciarmi alle spalle quando avevo abbandonato l'ambiente parrocchiale.
Oltretutto, le accuse contro Roberto erano aumentate nel tempo, in conseguenza dell'insuccesso delle manovre "diplomatiche" con cui alcuni parrocchiani avevano cercato di ricondurre "all'ovile" le pecorelle smarrite. Roberto veniva descritto come un mostro e si era guadagnato anche gli epiteti di rovina-famiglie... plagiatore... falso profeta... istrione... satanista... il pataccaro di Dio... e sicuramente me ne dimentico qualcuno.
Mi colpiva il fatto che a parlare così fossero proprio le persone che neanche lo conoscevano.
Evidentemente a Monteviale, nel cuore di un Veneto che continuava a conservare la sua caratteristica di "Sacrestia d'Italia", non era tollerabile che qualcuno si sognasse di avere un'idea religiosa diversa.



TrissinoIn realtà fu proprio questa gretta campagna diffamatoria a spingermi a vederci più chiaro. Da una parte molti gridavano al mostro e dall'altra io constatavo che la frequentazione di Roberto ai miei aveva fatto un gran bene.
Giorno dopo giorno vedevo che quella loro scelta tanto osteggiata aveva portato con sé dei frutti innegabili: palesavano una serenità che non gli era mai appartenuta prima e dimostravano una fede in Dio rinsaldata, senza alcun danno al portafoglio. Iniziai così a "simpatizzare" per quella loro "causa" perché mi colpiva il coraggio e la coerenza con cui avevano saputo proseguire nella loro strada, animati da una determinazione che non aveva dato segni di debolezza neppure di fronte ad un'ostilità incredibile.
Un giorno aprii un libro su Roberto che da tempo vedevo appoggiato sul comodino di mia madre.
Ancora non sapevo cosa Roberto insegnasse di preciso, e mi ricordo che pensai: "Vediamo un po' perché ce l'hanno così tanto con lui".
Lessi quelle pagine d'un fiato e, con mia grande sorpresa, scoprii tutta una serie di lucide e profonde riflessioni che toccavano proprio i temi che mi stavano a cuore, ma in un modo totalmente diverso rispetto a quello che fino ad allora avevo conosciuto nella mia personale ricerca, una pluriennale esplorazione spiritual-intellettuale che mi aveva lasciato fondamentalmente insoddisfatto.
In alcuni passaggi di quel libro Roberto affrontava con chiarezza proprio le contraddizioni che erano state la causa del mio allontanamento dalla pratica religiosa cattolica; altri suoi pensieri posavano il classico "dito nella piaga"... ovvero mettevano in luce alcune "dolenti" caratteristiche del mio modo di essere.
Concentrati in quell'unico libro trovai degli spunti di riflessione e delle risposte che anni di precedenti letture non avevano saputo darmi: sembrava un libro "magico".

periodicocristonelluomorid1Chiesi a mia madre se aveva dell'altro materiale e rimasi sorpreso nell'apprendere che aveva solo alcuni numeri di un periodico e qualche audiocassetta registrata alla buona da lei. Lessi quindi i fascicoli del periodico "Cristo nell'uomo", che parlavano della Chiesa che Roberto aveva fondato ed ascoltai le registrazioni di alcuni suoi discorsi tenuti a Lourdes, a Leinì, in varie località del Triveneto...


Quella sua voce indefinibile, questa volta mi colpì.
Sentii concetti limpidi, parole vere, preghiere ispirate che parlavano il linguaggio del cuore. Mi sarebbe piaciuto poter vedere delle videocassette... ma mia madre non aveva la telecamera.
In breve tempo, compresi che gli insegnamenti spirituali di quel giovane erano proprio il tesoro che per tanti anni avevo inutilmente cercato e che mai avrei pensato di scoprire proprio a casa mia... grazie a due persone semplici come i miei genitori.
Le mie "peregrinazioni" alla ricerca di un pensiero spirituale che potesse darmi delle risposte chiare e convincenti trovavano un punto d'approdo a dir poco inatteso e sorprendente, nelle parole di quel ragazzo che mi aveva guardato dalla copertina di "Gente" 13 anni prima, e che io avevo praticamente ignorato in quell'unica occasione in cui lo avevo visto di persona.

(Il mio incontro con Swami - fine 3ª parte. Continua...)

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