giovedì 3 dicembre 2009

Gambe all'aria

Oggi sono qui, alla tastiera del computer, e seduto accanto a me c'è ramia Franco. Ha appena finito di raccontarmi un bellissimo ricordo della sua vita, così gli ho chiesto di fermarsi un attimo, per farlo conoscere anche a voi; lui racconta ed io trascrivo, così potete gustarvelo praticamente in diretta:
(R.Franco) Voglio raccontarvi una cosa che mi è successa quando avevo 7 anni.
Per farlo, devo tornare ad un lontano mattino del 1973, quando assieme a mio fratello Antonio frequentavo la scuola Santorre di Santarosa di Torino.
A dir la verità, non è che io andassi a scuola molto volentieri... il ricordo più bello era legato ai pomeriggi, che trascorrevo nell'oratorio giocando con i miei amici fino a tardi in compagnia dei frati francescani, che ci aiutavano anche a fare i compiti. Invece, in aula a volte pativo un po': avevo sempre voglia di giocare all'aria aperta, al punto che non vedevo l'ora che suonasse la campanella.
Quell'anno io ed alcuni miei compagni ci mettemmo d'accordo per fare una gara che si ripeteva quotidianamente: ci sfidavamo su chi riusciva ad oltrepassare per primo il portone di uscita dalla scuola al termine delle lezioni.
Ogni giorno... già 5 minuti prima dell'orario stabilito, ci preparavamo a scattare e, al fatidico momento del driiin... saltavamo fuori dalla classe e scendevamo veloci giù per le scale, correndo a più non posso verso il traguardo.
Lottavamo per oltrepassare per primi il portone della scuola, che rappresentava la liberazione dal peso degli studi.
Il più delle volte, nella nostra corsa scatenata eravamo anche costretti a schivare gli scolari che si trovavano nell'atrio, ma un giorno accadde che io proprio non riuscii ad evitare un bambino che stava tranquillamente uscendo dalla sua aula, e lo urtai bruscamente.
In quel momento, feci una cosa che ad un ragazzino come me, che non ci stava mai a perdere, costò molto!
Rinunciai a lottare per la vittoria con i miei compagni, mi fermai e mi girai per vedere come stava quel bambino che avevo spintonato. Lo raggiunsi con lo sguardo e, restando a qualche metro di distanza, con un gesto della mano gli chiesi se era tutto a posto.
Lui, guardandomi nel volto, mi disse: "sì, però adesso corri... altrimenti non arrivi mai al traguardo!".
Io come bambino, rimasi toccato da quella frase che, detta da un altro bambino, mi era sembrata proprio strana.
Oltretutto... non si era neanche arrabbiato!
Comunque, rassicurato dal fatto che stava bene, ripresi la mia corsa.
Dopo quel giorno, non lo rividi più... perché nella scuola c'erano tantissimi bambini, ed in breve mi dimenticai di quell'episodio.
Quindici anni dopo... incontrai Swami Roberto, e con il tempo decisi di consacrare la mia vita al Signore entrando nella comunità dei Ramia di Anima Universale.
Un giorno, mentre stavo dicendo a Swami che da quando lo avevo incontrato la mia vita era totalmente cambiata, lui mi disse: "In realtà, tu mi hai incontrato molti anni fa, solo che non te lo ricordi".
Non capivo cosa volesse dirmi, e allora lui aggiunse: "quel bambino che un mattino, alle elementari, tu scaraventasti gambe all'aria... correndo all'impazzata..."
Non finì la frase, che capii. Era proprio lui che avevo investito quel mattino!
Ecco, ora sapete chi è stato il primo Ramia ad incontrare Swami Roberto... anzi, il primo Ramia a scontrarsi con lui, facendolo cadere!
Pensate... c'è voluto un bel po' di tempo, ma alla fine "i conti son tornati" con una precisione incredibile: è stato lui ad "investirmi" con i suoi insegnamenti, che hanno fatto andare "gambe all'aria" la mia interiorità addormentata.
Grazie a Swami, ho trovato ed intrapreso il cammino spirituale della mia vita, l'unico traguardo per cui valga veramente la pena di correre a più non posso!