Miraggi e miracoli sono due parole che hanno un significato ben differente.
Eppure, quasi in ossequio alla radice etimologica comune, tanti oggi le parificano pensando che i miracoli... siano in realtà dei miraggi.
Se per gli atei non può che essere così, in altri casi questa equiparazione è molto meno comprensibile: mi riferisco ai tanti cosiddetti “credenti” che considerano i miracoli come “roba da sognatori”.
Ora... assodato che avere fede non significa essere dei creduloni, che fede può mai essere quella che pone dei limiti all'Onnipotenza Divina? Sicuramente una “fede” paradossale, che peraltro ha un potere realissimo nella vita di tante persone: quello di trasformare i possibili miracoli... in miraggi!
Precludere ogni spazio all'intervento del Soprannaturale significa infatti inibire l'Amore provvidenziale di Dio, che non obbliga nessuno a chiamarLo in causa.
Pertanto, coloro che non credono nel miracolo non devono fare nessuna fatica per dimostrare di “aver ragione”: Dio li accontenta subito, fino a “mimetizzarsi” per non essere invadente... ovvero per rispettare divinamente anche l'umano “diritto” all'incredulità.
« È inutile girarci intorno con chissà quali riflessioni e ragionamenti: i miracoli che puoi ricevere dal Signore sono proporzionali alla grandezza della tua fede e della tua rettitudine »
(Swami Roberto)