“Pace” è una parola al centro di tanti umani pensieri, aspettative, speranze... ed oggi faccio una "sosta" su questo tema parlandovi di un discorso pubblicato nel 2° volume del libro: “Ascoltando il Maestro” (“Siamo in pace?”, pag.289).
Si tratta di un insegnamento in cui Swami Roberto porta innanzitutto a riflettere su come la pace sia anche, troppo spesso, una parola equivocata... sovente tirata in ballo in modo egocentrico da tantissime persone che, sopra ogni altra cosa, mirano ad essere lasciate “in pace”.
Swami dice:
“Alcuni interpretano la pace come la condizione nella quale si riesce ad essere in armonia con sé stessi, ma unicamente nel senso di far star bene il proprio corpo...”
“Quasi sempre una persona pensa di essere in pace quando è in buona salute, quando si sente serena e quando vengono soddisfatte le sue necessità... e magari non desidera neppure tante cose, accontentandosi di quel poco che serve per vivere dignitosamente, pensando così di essere a posto”
Le parole del Maestro rendono evidente che la pace, nel significato spirituale della parola, non può essere associata a quello stato di quiete in cui rifugiarsi per scansare sofferenze e preoccupazioni.
Mirare alla tranquillità personale non significa ancora volere la Pace, quella vera, divina, che contraddistingue e caratterizza gli uomini e le donne di Dio.
Infatti, il Maestro parla della pace come:
“....lo stato dell'equilibrio mentale ed animico”...
e per raggiungerla, dice Swami...
“E' bene lavorare molto dentro di sé per fare esercizio al fine di raggiungere il proprio equilibrio, attraverso il quale si spalanca la porta che consente alla pace di impadronirsi di voi"...
le parole del Maestro guidano ad un concetto di Pace che coinvolge la responsabilità spirituale individuale, e che parte dall'edificazione di un equilibrio interiore senza il quale è impossibile portare nel mondo pensieri, parole ed azioni di autentica pace.
In questa prospettiva, vivono da operatori di pace solo coloro che non si accontentano di un interessato armistizio con i propri desideri egoistici (tra i quali anche quello di non essere disturbati da alcunché) ma cercano molto di più: la risposta piena alle sollecitazioni del loro Sé, che li richiama a rispettare fino in fondo la loro responsabilità di esseri spirituali, nati per amare.
Dunque, la pace – aggiunge Swami - come frutto di una precisa volontà, che rifiuta i compromessi e costruisce l'unica sua degna espressione partendo da fondamenta indispensabili: la leale battaglia interiore contro i propri limiti, per crescere nella capacità di amare il prossimo.
“La pace è beatitudine e può essere conquistata soltanto se sapete disciplinarvi nel condurre con perseveranza la vostra “guerra santa” interiore.
Sappiate che la pace di cui vi sto parlando non vi porta lontano dal mondo, non è sinonimo di evasione mentale, né tanto meno di fuga dalla realtà dei vostri doveri sociali e familiari”.
Il Maestro tratteggia i contorni della Pace... quella con la P maiuscola... e spiega come essa passi indispensabilmente attraverso la rinuncia ad un'invitante quiete personale, in favore di uno slancio altruistico verso gli altri... nella famiglia... nella società in cui si vive.
Infatti – sottolinea Swami - non è Pace quella ricercata e difesa gelosamente dagli “evasi dalla società”, ovvero da coloro che si rifugiano in una realtà ovattata, immune dai dolori, dalla sofferenza e dalle scomode richieste che il prossimo potrebbe presentar loro.
Il Maestro afferma...
“Nessuno, sapete, può dire di essere veramente in pace se al contempo non è sensibile alle esigenze del prossimo e dell'ambiente”.
“Non ripeterò mai abbastanza che l'amore per Dio non si può differenziare dall'amore verso il prossimo, altrimenti sarebbe come pensare che l'acqua nel bicchiere sia diversa dall'acqua della bottiglia che lo ha riempito”.
Swami Roberto prende per mano quanti vogliono abbeverarsi alla fonte del suo Pensiero spirituale e spiega come la Pace, quella vera, non può non pulsare altruismo, condivisione, volontà di consentire anche agli altri di beneficiare il più possibile di quei valori umani e spirituali che il mondo vuole a tutti i costi negare...
Ecco allora che la ricerca e la costruzione della Pace richiedono non la quiete, ma la lotta di chi vuole vivere con equilibrio, ma anche con fermezza, la sua vita spirituale, nella consapevolezza che l'Amore per Dio non può essere inteso come una teorica devozione da indirizzare verso un'entità astratta.
Non è vero Amore per il Signore quello che si dimentica degli esseri umani con i quali si condivide la propria esperienza di vita. Come se il Cristo, lodato ed invocato, non fosse anche presente in ognuno di quei fratelli e sorelle che costituiscono il banco di prova concreto sul quale saggiare ogni volontà di amare...
E chi ama veramente il prossimo – ci fa comprendere Swami - come può stare passivamente “in pace” di fronte al dolore, alla desolazione, alla solitudine, alla rassegnazione di molti?
La vera Pace è l'equilibrio e la presenza divina che fortificano i cuori di quanti, giorno dopo giorno, conducono una lotta non violenta, ma determinata, per edificare la concordia e la fratellanza, e per ascoltare le grida di aiuto.
“Tutti, proprio tutti, se soltanto lo volete... ed io spero che addirittura lo pretendiate... potete alleviare il fardello di qualcun altro, e questo è il primo fondamentale passo per iniziare a costruire la pace per il prossimo e per voi stessi”.
Ecco la Pace divina, l'espressione dello spirito che ama e che si dona agli altri... nonostante tutto.
Questa è la "marcia della pace" che ogni persona è chiamata a percorrere con azioni concrete di carità verso gli altri, nel costante sforzo di sottrarsi a quell'allettante tranquillità che è la “pace dai fastidi”... ovvero la pace di coloro che sono morti interiormente.
Solo accettando questa sfida senza quartiere al proprio egoismo, è possibile fare proprie le parole del Maestro, e pregare dicendo:
“Signore, donami la grazia di raggiungere l'equilibrio interiore, per accogliere pienamente la tua Pace, diventando uno strumento di pace per tutti”.
Si tratta di un insegnamento in cui Swami Roberto porta innanzitutto a riflettere su come la pace sia anche, troppo spesso, una parola equivocata... sovente tirata in ballo in modo egocentrico da tantissime persone che, sopra ogni altra cosa, mirano ad essere lasciate “in pace”.
Swami dice:
“Alcuni interpretano la pace come la condizione nella quale si riesce ad essere in armonia con sé stessi, ma unicamente nel senso di far star bene il proprio corpo...”
“Quasi sempre una persona pensa di essere in pace quando è in buona salute, quando si sente serena e quando vengono soddisfatte le sue necessità... e magari non desidera neppure tante cose, accontentandosi di quel poco che serve per vivere dignitosamente, pensando così di essere a posto”
Le parole del Maestro rendono evidente che la pace, nel significato spirituale della parola, non può essere associata a quello stato di quiete in cui rifugiarsi per scansare sofferenze e preoccupazioni.
Mirare alla tranquillità personale non significa ancora volere la Pace, quella vera, divina, che contraddistingue e caratterizza gli uomini e le donne di Dio.
Infatti, il Maestro parla della pace come:
“....lo stato dell'equilibrio mentale ed animico”...
e per raggiungerla, dice Swami...
“E' bene lavorare molto dentro di sé per fare esercizio al fine di raggiungere il proprio equilibrio, attraverso il quale si spalanca la porta che consente alla pace di impadronirsi di voi"...
le parole del Maestro guidano ad un concetto di Pace che coinvolge la responsabilità spirituale individuale, e che parte dall'edificazione di un equilibrio interiore senza il quale è impossibile portare nel mondo pensieri, parole ed azioni di autentica pace.
In questa prospettiva, vivono da operatori di pace solo coloro che non si accontentano di un interessato armistizio con i propri desideri egoistici (tra i quali anche quello di non essere disturbati da alcunché) ma cercano molto di più: la risposta piena alle sollecitazioni del loro Sé, che li richiama a rispettare fino in fondo la loro responsabilità di esseri spirituali, nati per amare.
Dunque, la pace – aggiunge Swami - come frutto di una precisa volontà, che rifiuta i compromessi e costruisce l'unica sua degna espressione partendo da fondamenta indispensabili: la leale battaglia interiore contro i propri limiti, per crescere nella capacità di amare il prossimo.
“La pace è beatitudine e può essere conquistata soltanto se sapete disciplinarvi nel condurre con perseveranza la vostra “guerra santa” interiore.
Sappiate che la pace di cui vi sto parlando non vi porta lontano dal mondo, non è sinonimo di evasione mentale, né tanto meno di fuga dalla realtà dei vostri doveri sociali e familiari”.
Il Maestro tratteggia i contorni della Pace... quella con la P maiuscola... e spiega come essa passi indispensabilmente attraverso la rinuncia ad un'invitante quiete personale, in favore di uno slancio altruistico verso gli altri... nella famiglia... nella società in cui si vive.
Infatti – sottolinea Swami - non è Pace quella ricercata e difesa gelosamente dagli “evasi dalla società”, ovvero da coloro che si rifugiano in una realtà ovattata, immune dai dolori, dalla sofferenza e dalle scomode richieste che il prossimo potrebbe presentar loro.
Il Maestro afferma...
“Nessuno, sapete, può dire di essere veramente in pace se al contempo non è sensibile alle esigenze del prossimo e dell'ambiente”.
“Non ripeterò mai abbastanza che l'amore per Dio non si può differenziare dall'amore verso il prossimo, altrimenti sarebbe come pensare che l'acqua nel bicchiere sia diversa dall'acqua della bottiglia che lo ha riempito”.
Swami Roberto prende per mano quanti vogliono abbeverarsi alla fonte del suo Pensiero spirituale e spiega come la Pace, quella vera, non può non pulsare altruismo, condivisione, volontà di consentire anche agli altri di beneficiare il più possibile di quei valori umani e spirituali che il mondo vuole a tutti i costi negare...
Ecco allora che la ricerca e la costruzione della Pace richiedono non la quiete, ma la lotta di chi vuole vivere con equilibrio, ma anche con fermezza, la sua vita spirituale, nella consapevolezza che l'Amore per Dio non può essere inteso come una teorica devozione da indirizzare verso un'entità astratta.
Non è vero Amore per il Signore quello che si dimentica degli esseri umani con i quali si condivide la propria esperienza di vita. Come se il Cristo, lodato ed invocato, non fosse anche presente in ognuno di quei fratelli e sorelle che costituiscono il banco di prova concreto sul quale saggiare ogni volontà di amare...
E chi ama veramente il prossimo – ci fa comprendere Swami - come può stare passivamente “in pace” di fronte al dolore, alla desolazione, alla solitudine, alla rassegnazione di molti?
La vera Pace è l'equilibrio e la presenza divina che fortificano i cuori di quanti, giorno dopo giorno, conducono una lotta non violenta, ma determinata, per edificare la concordia e la fratellanza, e per ascoltare le grida di aiuto.
“Tutti, proprio tutti, se soltanto lo volete... ed io spero che addirittura lo pretendiate... potete alleviare il fardello di qualcun altro, e questo è il primo fondamentale passo per iniziare a costruire la pace per il prossimo e per voi stessi”.
Ecco la Pace divina, l'espressione dello spirito che ama e che si dona agli altri... nonostante tutto.
Questa è la "marcia della pace" che ogni persona è chiamata a percorrere con azioni concrete di carità verso gli altri, nel costante sforzo di sottrarsi a quell'allettante tranquillità che è la “pace dai fastidi”... ovvero la pace di coloro che sono morti interiormente.
Solo accettando questa sfida senza quartiere al proprio egoismo, è possibile fare proprie le parole del Maestro, e pregare dicendo:
“Signore, donami la grazia di raggiungere l'equilibrio interiore, per accogliere pienamente la tua Pace, diventando uno strumento di pace per tutti”.