(Testimonianza di Gianni Valle)
A distanza di anni sento il bisogno di testimoniare e ringraziare il maestro Roberto che il venerdì 17 del mese di novembre 1995 è intervenuto a sventare la rapina a mano armata con sequestro di persona subita dal sottoscritto e da mio cugino.
Premetto che da sempre la mia famiglia si occupa di trasporti: nel lontano milleottocento ha iniziato con i cavalli, ora con i camions, ed il nostro nome è sinonimo di tradizione e serietà professionale in tutto il territorio nazionale.
Quella sera, quasi 15 anni orsono, io e mio cugino stavamo aspettando in ufficio l'arrivo dell'ultimo camion. Tutti i collaboratori erano già usciti ed i portoni dello stabile erano chiusi.
Era una serata molto buia e nebbiosa e all'improvviso, dalla porta che accede direttamente al magazzino, entrò una persona con il passamontagna nero, che impugnava una pistola.
Ricordo che eravamo in piedi e stavamo parlando del più e del meno... il malvivente ci si avvicina puntandoci l'arma e, con voce brusca, ci intima di stare calmi perché era in corso una rapina.
Nonostante questo, io ero calmissimo, anzi mi sembrava di vivere questa vicenda dal di fuori, quasi fosse un film.
Ricordo che per un istante fissai gli occhi del rapinatore. Non lo avessi mai fatto!
Lui mi disse: “perché mi guardi? Non voglio!”. Ebbi quasi la sensazione che avesse rimorso e vergogna di quello che stava facendo.
Poi, entrarono altri malviventi, i quali chiesero se attendevamo altre persone oltre all'autista. Ci chiesero anche quali mansioni avessimo noi all'interno della ditta.
Quasi “per caso” (però so che non lo è stato), mi venne spontaneo rispondere che eravamo dei semplici magazzinieri e che i titolari erano già usciti.
Ci portarono nel bagno delle impiegate e legarono mio cugino dalla testa ai piedi con del nastro adesivo, mentre io ero libero per poter rispondere ad eventuali telefonate e per aprire i portoni dell'autista che era in arrivo.
Io ero molto calmo e lucido, e tutto questo mi sembrava irreale. Ricordo che il bandito che ci sorvegliava mi offrì una sigaretta e divise i soldi a noi due sequestrati; quel denaro era mio e lui lo aveva trovato nel portafoglio che avevo lasciato nell'ufficio del titolare, cioè nel mio ufficio.
Il rapinatore disse con baldanza “come vedete noi siamo dei ladri gentiluomini e vi regaliamo i soldi del vostro padrone”.
Ancora oggi mi chiedo cosa sarebbe successo se quel malvivente avesse guardato la fotografia della carta di identità o quella della patente ed avesse riscontrato che il titolare in realtà ero proprio io.
Però... a tutto c'è una spiegazione, ed io la so bene!
...Seguirono alcuni minuti di pesante silenzio, durante i quali potevo udire in lontananza il rumore frenetico dei carrelli elettrici utilizzati per caricare i loro camions. Sentivo anche le loro voci lontane. Mi resi conto solo allora che ci stavano svuotando il magazzino della merce non di nostra proprietà, ma dei nostri clienti.
Fu in quel momento che mi “risvegliai”, se si può dire così, e piombai nella dura realtà. Compresi la gravità della situazione: eravamo rovinati economicamente, in quanto l'assicurazione non poteva coprire l'ammontare dell'intero furto... ma soprattutto, per un incidente del genere, la nostra azienda perdeva la fiducia dei clienti, conquistata con anni e anni di duro e onesto lavoro.
Rivolgendomi a mio cugino dissi: “Siamo rovinati!”.
Ero pervaso da mille pensieri e preoccupazioni, temevo per l'incolumità dell'autista che era in arrivo e per la nostra dopo che se ne fossero andati.
Mi venne perfino l'istinto di aggredire il nostro carceriere dal momento che ero libero.
Fu in quel momento che pensai intensamente e invocai il mio Maestro:
Lo supplicai mentalmente e verbalmente di venire a salvarci.
Nel preciso istante che invocai Swami Roberto, sentii degli spari e poi un'assordante silenzio: i muletti si erano fermati, ed il brusio delle voci dei malviventi non si udivano più.
Attesi qualche minuto e contro la volontà di mio cugino uscii di soppiatto dalla toilette.
Guardai in magazzino dall'ufficio, e vidi che erano spariti tutti.
Telefonai subito ai carabinieri e li avvertii della rapina; poi uscii in magazzino e mi trovai di fronte ad un carabiniere alto quasi due metri che, con rapidità felina e imbracciando una mitraglietta, mi intimò di alzare le mani e di dare le mie generalità.
Subito dopo mi pervase una dolce stanchezza e quasi non mi accorsi che stavo ringraziando a voce alta il maestro Roberto di averci salvato e di avermi mantenuto sereno e lucido in una simile circostanza.
Mi resi conto che moltissima merce era già stata caricata sui mezzi dei rapinatori.
Chiesi ai carabinieri come avessero scoperto che era in atto una rapina, e loro mi dissero che era stato un puro caso, in quanto la zona non era di loro competenza e nella manovra di girare la loro “gazzella” nel piazzale antistante alla nostra sede, vedendo delle attività sospette avevano puntato il faro della loro vettura nel nostro cortile, mettendo in fuga i malviventi con un conseguente violento conflitto a fuoco.
Solo per corretta e doverosa informazione, preciso che non ci è stato rubato nulla e fisicamente non ci hanno estorto un solo cappello.
Tutti i malviventi furono catturati il giorno seguente... ed erano oltre una decina!...
Grazie, grazie, grazie.
Gianni Valle
Lonigo, 21/11/2009