mercoledì 9 maggio 2012

Più che ascesi

Tra la variegata popolazione del pianeta religioso, può capitare di incontrare dei fedeli-asceti che si distinguono come instancabili interpreti di digiuni, astinenze e pratiche rinunciatarie di vario genere, ritenute indispensabili per il mantenimento della "salute" spirituale.
Di certo, è molto importante avere una volontà capace di dominare  l'istintività...  però, per non accontentarsi di una verità “monca”, non bisogna mai dimenticare che ogni pratica ascetica vissuta con esagerazione rischia di diventare un  idolo che si sostituisce a ciò che dovrebbe essere il vero scopo spirituale della vita.
A questo riguardo, è interessante osservare il comportamento del Signore Gesù, che ricevette aspre critiche dai suoi contemporanei proprio per il suo non conformismo rispetto alle norme giudaiche di purità che regolamentavano l'alimentazione, il digiuno rituale, la preghiera, l'astinenza, la rinuncia ecc. ecc...
La società del tempo (ma anche le precedenti e le successive, compresa quella odierna) si aspettava dai suoi modelli religiosi una condotta rigidamente austera, che Yeshua invece non osservava. Basti pensare che il rabbi di Nazareth “si presentò” agli esordi della sua missione pubblica con un segno assolutamente “non convenzionale”: alle nozze di Cana “scomodò” la potenza divina per  trasformare l'acqua in vino a favore di un gruppo di banchettanti già "allegri" per quanto avevano fin lì abbondantemente bevuto. E questo non fu che l'inizio, perché anche in seguito Yeshua tenne comportamenti che dal punto di vista ascetico erano troppo poco “austeri” e “prudenti”, tanto che da alcuni venne considerato persino un “mangione” e “un beone”.
Il messaggio del Cristo indica che non può esserci ascesi cristiana se non vissuta quale mezzo propedeutico alla capacità di amare, che è l'unico vero obiettivo spirituale.In realtà la disciplina volta a dominare la vita dei sensi e dunque a padroneggiare la propria istintività è un'esigenza antropologica prima ancora che religiosa... e in un'ottica autenticamente spirituale nulla può essere anteposto all'amore del prossimo, neanche l'ascesi.