La “Grotta dei patriarchi” è infatti considerata luogo sacro dagli ebrei e dai musulmani... ed è oggetto di venerazione da parte dei cristiani... anche se, purtroppo, i violenti conflitti che incessantemente lacerano il pianeta religioso fanno perdere di vista questa radice comune, e fanno passare nel dimenticatoio anche la promessa che Dio fece tanto tempo fa proprio ad Abramo: “Renderò grande il tuo nome” (Gen.12,2)... “In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen.12,3).
Quando queste parole furono scritte nella Torah (ben prima che Cristianesimo ed Islam nascessero), parlavano di una promessa rivolta ad un uomo sconosciuto, appartenente ad un piccolissimo popolo “insignificante” rispetto alla grandezza e alla potenza delle civiltà circostanti... e dunque possedevano tutti i requisiti per poter sembrare “deliranti” a chi le leggeva senza avere in dotazione gli “occhiali” della fede.
Invece oggi, anche un ateo deve ammettere di trovarsi di fronte perlomeno... ad una “lungimiranza” inspiegabile... che i fedeli del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe possono invece comprendere come la conferma che Lui mantiene sempre le sue promesse, anche quelle più incredibili.
Però... a voler essere “pignoli”... ebrei, cristiani e islamici che oggi si riconoscono figli spirituali di Abramo non costituiscono “tutte le famiglie della terra”, visto che insieme a loro non ci sono, per esempio, le “famiglie orientali” riconducibili all'Induismo e al Buddismo.
Proprio pensando a quale potesse essere un riscontro ancora più preciso della realizzazione della Promessa divina fatta ad Abramo... un giorno mi sono soffermato a guardare un po' meglio questo nome che all'origine, prima ancora di essere completato da Dio in Ab-raham (padre dei popoli) (Gen.17,5), era appunto Ab-ram.
Nel post “la primavera dello spirito” già vi accennai al fatto che la prima di queste due sillabe, “ab”, significa certamente "Padre"... mentre la seconda “ram”, può avere significati diversi.
Senza addentrarsi nelle disquisizioni specialistiche... si può constatare che oggi la sillaba “ram” significa “ariete” per la moltitudine di persone che parlano le lingue anglosassoni e... a ben pensarci... non è difficile spiegarsi perché il Patriarca della fede monoteista, apparsa nel pianeta durante l'era astrologica dell'ariete, potesse chiamarsi in origine ab-ram con il significato di “padre-ariete”...
Come tutti sanno, l'ariete è infatti la guida del gregge e, dunque, questa espressione coincide con il ruolo di capostipite che Abramo ha rivestito per il gregge dei suoi figli spirituali ebrei, cristiani e musulmani... fratelli nel monoteismo.
Senonché... ci sono anche altre greggi che è possibile ricondurre al nome di Ab-ram... pensando al fatto che la sillaba ram costituisce pure il nome di Rama, la più celebre manifestazione del Dio Supremo per il miliardo circa di induisti sparsi un po' in tutto il mondo... ed è inoltre presente anche nel retroterra culturale di altre fedi nate nel subcontinente indiano, quali per esempio il buddhismo e il giainismo, anch'esse sviluppatasi dalle fondamenta dei concetti religiosi contenuti nel poema epico “Ramayana” (il “viaggio di Rama”).
Nel nome di Abramo... attraverso la sillaba ram si creano dunque dei ponti che riuniscono le grandi religioni del mondo, ed è proprio pensando a questa universalità che io mi ritrovo adesso “catapultato” verso il simbolo del cristianesimo ramirico...
Infatti la mia Chiesa, fondata “guarda caso” dal ram-ariete Swami Roberto, ha quale suo emblema un'immagine che mi parla della promessa fatta da Dio ad Abramo... di diventare fonte di benedizione per “tutte le famiglie della terra”... ma non solo...
Pensando al mio nome religioso, io non posso fare a meno di rilevare che ram è anche il cuore della parola sacra “Ramia” che, come molti di voi già sanno, identifica il sacerdote di Anima Universale con un nome biblico che deriva dall'ebraico Ramiah e significa “Dio ha liberato”.
Ebbene, la promessa che Dio rivolge ad Abramo... di affidargli in eredità spirituale “tutte le famiglie della terra”... risuona nel sacerdozio di noi Ramia non solo etimologicamente, ma anche sostanzialmente... perché, oltre ad essere i ministri del culto cristiano-ramirico per i battezzati della Chiesa Anima Universale, noi Ramia viviamo quotidianamente la nostra missione spirituale nella disponibilità ad aiutare ogni cittadino del mondo, senza chiedere la sua conversione alla nostra specifica fede cristiano-ramirica.
Ecco allora che, pensando alla mia “carta di identità” religiosa, il logo di Anima Universale... io oggi posso leggerla anche come l'illustrazione dell'universalità dell'Amore di Dio che si è manifestato al mondo nella promessa divina accolta da Abramo di essere sorgente di benedizione "per tutte le famiglie della terra”...
Inoltre, posso pensare che si tratta di una promessa che, ieri come oggi, è talmente più grande delle limitatissime prospettive umane che... per esempio... io non faccio fatica ad incontrare “sapienti” o integralisti religiosi che etichettano la mia strada spirituale ramirica come sincretismo, cioè come un miscuglio di concetti religiosi incompatibili...
Povere loro, queste persone non si rendono conto che con questo metro di giudizio giudicherebbero sincretista anche quel Dio che ha parlato in modo così ecumenicamente "esagerato" ad Abramo.
D'altronde... di queste ed altre ottusità non bisogna stupirsi più di tanto perché, ieri come oggi, le promesse di Dio sono “follie d'amore” alle quali non è da tutti credere.
Quel che è certo, è che ci credette il “padre-ariete” Abramo, e “Dio glielo ascrisse a giustizia” (Gen.15,6)...
E oggi... ci credo anch'io, che mi sento figlio spirituale di Ab-ram come cristiano ramirico... come Ramia... e come discepolo del Ram di Anima Universale, l'Ariete Swami Roberto.
E' Lui che mi ha insegnato ad essere “amico di Dio”, facendo concretamente esistere quella che agli occhi del mondo è una "follia": la Religione dell'Amore promessa dall'Eterno, Padre e Madre di tutte le genti della terra.
P.S. - A chi tra di voi avesse voglia di... pensare ancora un po'... ricordo che “Rama” in Hindi viene spesso pronunciato “Ram” ed il suo principale appellativo è “Ramachandra” che significa “Ram che risplende come la luna”...
Visto che, scrivendo questo mio odierno auto-scatto, mi è tornato in mente tutto ciò che l'anno scorso vi ho raccontato sull'ariete e sulla luna nel post “allunaggio ramirico”... se volete, potete tornare a darci un'occhiata... con qualche elemento in più per “leggere tra le righe”.
Chissà, magari un giorno tornerò sull'argomento...
Puntata successiva: Star Gate
Torna all'indice: "Autoscatti sulla mia fede"