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lunedì 12 ottobre 2015

Sguardo sul Paradiso

In continuità con lo sguardo sull'inferno che vi ho raccontato nel post “L'immondezzaio... e il Giardino”... oggi torno a dare un'occhiata all'aldilà, ma nella ben più invitante direzione del “paradiso”.
Per farlo, devo iniziare dal termine persiano antico parideza (luogo recintato, giardino) all'origine del termine greco paràdeisos, che gli autori della prima traduzione in greco della Bibbia hanno usato sia nel significato letterale di “giardino”... sia nel significato religioso indicante quella condizione di illimitata pace e felicità che, nell'ottica cristiana, è concepita come il premio finale per le anime dei "giusti".
Nell'antica tradizione mediorentale il paradiso era stato immaginato antropomorficamente... con gli dèi che vivevano in giardini meravigliosi dove cresceva anche  “l'albero della vita” che dava il frutto dell'immortalità... e questa idea di base fu poi ripresa dagli autori biblici che, pur purificandola dall'alone politeista, la adottarono per esempio nel descrivere Dio che “passeggiava nel giardino alla brezza del giorno” (Gen 3,8).

Sono queste le premesse storiche sulle quali si sviluppò il messaggio biblico sintetizzabile nel concetto “dal paradiso perduto al paradiso ritrovato” secondo il quale... dopo la perdita dell'iniziale felicità paradisiaca... la storia dell'umanità è orientata verso il ritorno, alla fine dei tempi, all'abbondanza del giardino dell'Eden (Is.51,3; Ap 22,2).

Stamattina, mentre riflettevo su tutto ciò, pensavo a quanto siano numerosi e differenti gli “scenari” escatologici (dal greco Éskhatos, “ultimo” e -logia "discorso")... cioè i destini ultimi dell'uomo e dell'universo immaginati dalle varie dottrine religiose.
Tra di esse... quelle rimaste "fedeli" agli antichi criteri antropomorfi continuano a concepire un paradiso, o la vita eterna che dir si voglia, con caratteristiche materiali:
Per esempio, dal punto di vista dello spazio immaginano meravigliosi luoghi naturali da abitare "fisicamente" grazie alla resurrezione dei corpi... e dal punto di vista del tempo, collocano il paradiso eterno  in quel "futuro" che però è ancora un tempo, ed in quanto tale è ancora limitato rispetto all'Eternità di Dio.

In realtà, il Paradiso autenticamente divino al quale possiamo aspirare non può avere caratteristiche materiali, e non può essere procrastinato “dopo” il tempo che ci troviamo attualmente a vivere, ma deve essere invece individuato nella Realtà a-temporale di un'altra dimensione, trascendente lo spazio e il tempo, che non va immaginata, dice Swami Roberto... "come un concetto temporale o un luogo contrapposto all'infinito, ma come una dimensione dell'essere... uno stato dello spirito che non ha forma".
(Ascoltando il Maestro, vol.2, pag.107).


Questo concetto... dell'Eternità in quanto "dimensione dell'essere"... mi fa ora pensare a come, non a caso, il vocabolo Paradiso appaia nei Vangeli un'unica volta quando Gesù, usando appositamente un linguaggio comprensibile al “Buon ladrone”, gli assicura che sarebbe entrato insieme a Lui nell'esistenza definitiva (Lc 23,43).
Invece, nel resto dei Vangeli il Cristo parla di una "Vita" capace di superare la morte e che per questo si chiama "eterna", come per esempio quando dice : "Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Gv 5,24)... o ancora "chiunque vive e crede in me non morrà in eterno" (Gv 11,26).
Si tratta, evidentemente, di una Vita Eterna da conquistare spiritualmente ora, durante l'esistenza che si sta vivendo... mediante la riscoperta di quel “Cristo nell'uomo” che assicura il “pane della vita” (Gv 6,35), l'acqua viva (Gv 4,14), la “vita eterna” (Gv 5,24ss)... cioè i doni del paradiso escatologico già "inaugurato" nel presente, e dei quali vi parlai anche nel mio post "L'aldilà... nell'aldiquà".

E' proprio attuando questa “comunione”  con la divina "dimensione dell'essere"... ovvero il soprannaturale Eterno-presente di Dio permeante la nostra esistenza... che abbiamo la possibilità di mangiare i frutti “dell'albero della vita che è nel paradiso di Dio” (Ap 2,7) e... visto che le “ali” con le quali io posso “volare” in questa divina dimensione sono costituite dagli insegnamenti del mio Maestro spirituale... concludo il mio odierno "sguardo sul Paradiso" con queste parole tratte da "Photos by Swami":

"Come passa in fretta il tempo... 
No! Il tempo non passa.
Sei tu che lo attraversi, lo passi e lo sorpassi per raggiungere l'eternità".
       (Swami Roberto)


Puntata successiva: Al di là della forma... e al di là del tempo


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