Prima di raccontarvi sinteticamente questa continuazione, è necessario che in questa mia odierna pagina io apra una piccola parentesi biblica, riassuntiva di alcune informazioni che facevano già parte del bagaglio culturale della mia interlocutrice, ma che probabilmente alcuni di voi, lettori del mio diario, non conoscono.
La “breccia” biblica creatasi in direzione del concetto di purgatorio, è tradizionalmente individuata in un episodio che si trova nel veterotestamentario Secondo libro dei Maccabei, risalente all'incirca alla metà del II sec. a.C.
Nel 12° capitolo l'autore parla dell'avvenuta scoperta, sotto le tuniche dei soldati ebrei morti in battaglia, di alcuni idoletti protettivi, in evidente violazione del Decalogo di Mosè.
Al fine di poter “salvare” quei coraggiosi martiri per la patria, nei quali si era evidentemente insinuata una mentalità idolatrica, fu introdotta... racconta l'autore biblico... la prassi giudaica di suffragio e di espiazione per la remissione dei peccati dei defunti, alla quale si ricollegò la successiva tradizione cristiana-cattolica, che considerò queste pagine una testimonianza biblica dell'esistenza del Purgatorio.
A supporto di questa dottrina, la tradizione cristiana-cattolica inglobò poi anche due ulteriori passaggi neotestamentari:
Il primo nel Vangelo di Matteo - “Se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro” (Mt.12,32)... per cui, deduceva per esempio Papa Gregorio I, “certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro”.
Il secondo passaggio si trova nella paolina prima Lettera ai Corinzi - “Se l'opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco”. (1 Cor 3,15)
L'esatta definizione di questi termini, “secolo futuro” e “attraverso il fuoco”, si presta evidentemente a differenti interpretazioni, che si innestano comunque su un'idea di fondo:
Per la teologia cattolica nell'aldilà ci sono delle anime, staccate dal corpo, che hanno bisogno di perfezionare la loro purificazione morale e spirituale... al punto che è anche possibile pregare “in suffragio” per loro.
Dopo questa premessa storica, posso ora tornare al presente per continuare a raccontarvi il prosieguo del dialogo con la mia interlocutrice, che ad un certo punto ha preso ulteriore slancio quando lei mi ha letto un passaggio tratto da un'altra fotocopia che portava con sé, nella quale il cardinale Ravasi si riferisce all'idea di “reincarnazione”, ricordando come si sia tentato di farla... “concordare e coesistere con il messaggio cristiano, nella convinzione che essa si adatterebbe alla dottrina del purgatorio e non ostacolerebbe la verità della risurrezione finale: quest'ultima, infatti, riguarderebbe solo la forma definitiva di esistenza che l'uomo raggiunge al termine di un itinerario di crescita progressiva attraverso le differenti tappe delle reincarnazioni. (…) Il carattere irripetibile e «identitario» della persona umana e la compattezza intima ed esistenziale tra anima e corpo rendono difficilmente praticabile una concordanza tra le due concezioni”. (G.Ravasi, “Breve storia dell'anima”)
Quando, dopo aver letto queste parole, la signora mi ha chiesto quale fosse la mia opinione al riguardo, io ho cominciato con il dirle che l'espressione “difficilmente praticabile” pronunciata dalla voce cattolicamente autorevole del cardinale Ravasi, Presidente del Pontificio consiglio della cultura, alle mie orecchie suonava già come una onesta “ammissione”, nel senso che... pur parlando dalla sua posizione confessionale che ne fa ovviamente un "avversario" del concetto di reincarnazione... lui non ha potuto escluderla in modo categorico, perché evidentemente dal punto di vista teologico non ci sono ragioni sufficienti per farlo.
« Infatti - ho continuato - i due criteri di difficoltà paventati dal Card.Ravasi, ovvero “il carattere irripetibile e identitario della persona umana e la compattezza intima ed esistenziale tra anima e corpo”, che costituiscono le due obiezioni teologiche della sua fede cattolica al concetto di “reincarnazione”... trovano risposta tra l'altro nell'articolo intitolato "la posizione di alcuni teologi sul tema della reincarnazione" pubblicato nel bimestrale cattolico di divulgazione teologica "Credere oggi" a cui già feci riferimento nel mio post "senti chi parla" ».
Poi... ho aggiunto alcune mie ulteriori considerazioni, a partire dalla constatazione che solo facendo “di tutta l'erba un fascio”, come in questo specifico caso ha fatto il cardinale Ravasi, è possibile “ragionare” pensando che tutte le dottrine reincarnazioniste neghino il carattere irripetibile ed “identitario” della persona umana.
« Quel che è certo – le ho detto ad un certo punto - è che in quelle cui si riferisce il Cardinale non rientra il concetto cristiano-ramirico di reincarnazione, che la mia Chiesa concepisce come il viaggio evolutivo di uno spirito unico ed irripetibile che, di vita in vita, dismette l'abito-corpo al momento della morte fisica, per assumerne uno di nuovo al momento dell'eventuale successiva ri-nascita... con il mantenimento del "carattere irripetibile e identitario della persona umana"... in un processo di acquisizione di nuova consapevolezza attraverso le esperienze ».
Ho poi proseguito, facendo presente alla mia interlocutrice una "incongruenza" di fondo contenuta nel secondo criterio teologico "di difficoltà" paventato da mons.Ravasi, per il quale la reincarnazione sarebbe cristianamente inaccettabile perché presuppone l'esistenza dell'anima staccata dal corpo... e dunque nega "la compattezza intima ed esistenziale tra anima e corpo".
Ho infatti ricordato alla mia interlocutrice che questa compattezza a cui il Cardinale fa riferimento, che è effettivamente negata dalle dottrine reincarnazioniste... era negata anche dagli esponenti di quella grande parte del cristianesimo primitivo che sono ricondotti dagli studiosi nell'espressione "platonismo cristiano", nel quale confluivano anche alcune posizioni teologiche del grande Agostino di Ippona, per fare soltanto uno tra i tanti esempi possibili.
« In sostanza - le ho detto in conclusione - se anche si volesse a tutti i costi ignorare questa fondamentale "tappa" storica del cristianesimo... al fine di sostenere che sono compatibili con il messaggio cristiano solo quelle concezioni che rispettano il principio della compattezza intima ed esistenziale tra anima e corpo sostenuto dal cardinale Ravasi... allora bisognerebbe poi trarne anche una clamorosa conseguenza:
Bisognerebbe "espellere" dal Cristianesimo alcune delle concezioni teologiche filo-platoniche che storicamente sono state fondative della teologia cristiana evolutasi poi nei dogmi cristologici definiti nel corso della storia conciliare.
E poi, dulcis in fundo, bisognerebbe espellere dal cristianesimo anche la dottrina cattolica del purgatorio, che concepisce l'anima individuale impegnata ad affrontare uno stato di purgazione post-mortem nel quale è staccata dal corpo.
Si tratta, evidentemente, di un "corto-circuito" logico nel quale... a differenza del cardinale Ravasi... non sono caduti i teologi menzionati dal bimestrale cattolico "Credere Oggi", al quale ho fatto prima riferimento ».
Giunti a questo punto, la signora in questione ha esaurito le sue questioni ed io... immagino con vostro sollievo :-)... ho finalmente terminato questa mia pagina.
P.S. : Appena sono rientrato nella mia stanza, mi sono però ricordato di un articolo che avevo letto tempo fa e che parlava proprio della dottrina del purgatorio, evidenziando il grave problema in cui incorre la teologia cattolica nel momento in cui respinge il concetto di reincarnazione perché non rispetta il "principio dell'unità radicale tra corpo e anima"... senza tener conto che questo principio non è rispettato neanche dalla dottrina cattolica del purgatorio, in relazione alla "situazione anomala dello stato temporaneo in cui esiste l'anima separata dal corpo".
Per chi vuole fare qualche riflessione teologica in più, ecco uno stralcio dell'articolo del teologo gesuita John R.Sachs ("Risurrezione o reincarnazione? La dottrina cristiana sul purgatorio"), pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale di teologia "Concilium", nel volume intitolato "Reincarnazione o Resurrezione?", 5/1993:
« Non occorre pensare al purgatorio come a un luogo, né la chiesa ha definito la natura o la durata del castigo e/o della purgazione che comporta.
(...) per quanto insistano sull'unità radicale di corpo e anima, né la teologia tradizionale (tomista) né la dottrina ufficiale che ne dipende né altri approcci più moderni offrono tuttavia un'antropologia e una teologia della risurrezione che trattino in modo soddisfacente la questione della corporeità.
(...) Un grave problema per la teologia tomistica e per la comune dottrina della chiesa [cattolica], generalmente contrarie alla reincarnazione a motivo dell'unità radicale tra corpo e anima, è la situazione anomala dello stato temporaneo [purgatorio] in cui esiste l'anima separata dal corpo.
(...) La maggioranza degli scrittori contemporanei asserisce che la corporeità e la continuità dell'identità corporea devono consistere in qualcosa di diverso dall'identità molecolare. Il che sembra evidente; molto meno evidente, però, è in che cosa precisamente debbano consistere ».
P.S. bis : E' a dir poco "eloquente" il fatto che... riguardo alla teorizzata "continuità dell'identità corporea"... i teologi cattolici ancora oggi non sappiano "in che cosa precisamente debba consistere"... ma che poi, allo stesso tempo, le idee teologiche di alcuni di loro diventino inspiegabilmente "chiarissime" nel giudicare a priori incompatibile con il messaggio cristiano qualsiasi dottrina reincarnazionista... e dunque anche la dottrina cristiana reincarnazionista di Anima Universale che loro, e lo posso dire con assoluta certezza, neppure conoscono.
P.S. ter: A scanso di equivoci, ci tengo a sottolineare la mia grande stima per il cardinale Gianfranco Ravasi... che ho avuto modo di esprimergli anche attraverso una mail alla quale Lui ha risposto con squisita gentilezza.
Puntata successiva: Dalla fine di tutto... alla vita eterna
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