Poiché mi trovo ancora nei pressi della “Grotta del mio Natale”, nella quale ho osservato da vicino questa nascita divina, porto ancora nei miei pensieri la pagina del Vangelo in cui Giovanni non ha scritto, come avrebbe potuto, “il Verbo si è fatto uomo”... ma ha invece usato appositamente il vocabolo “carne” (in greco sárx), per indicare proprio il limite umano che il Cristo ha assunto su di Sé nascendo in questa dimensione.
Ciò che per la nostra mentalità razionale è il paradosso supremo, vale a dire il Verbo Eterno che nasce nella fragile caducità di un'esistenza umana, è invece la suprema espressione di quell'Amore divino che ci aiuta con la Sua Onnipotenza... ovvero con il Miracolo divino che trascende le leggi della natura... ma poi anche nascendo nell'immanenza, per "incarnare" il modello di un'esistenza umana vissuta in modo divino, che si mostra ai credenti quale esempio di amore in azione.
Questo modello non va poi guardato solo "da lontano"... perché il Natale di Cristo può e deve essere riconosciuto anche nella "grotta" costituita dall'ovunque di questa dimensione, dove in ogni momento la Vita divina nasce nella "culla" costituita da ogni essere vivente.
E' con questa consapevolezza che io vivo l'incessante Natale di Cristo nell'uomo...
« Non sei solo!
Cristo è la vita incarnata in te, per te e con te, e se riesci a comprenderlo non potrai mai più permetterti di sprecare il tuo ed il suo tempo in questo ciclo vitale. »
(Swami Roberto, Ascoltando Maestro, vol.2 pag.250)
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