« olio puro di olive schiacciate per il candelabro, per tener sempre accesa una lampada » (Es.27, 20)... viene così commentata:
« Bisogna essere schiacciati e infranti, ma non per giacere per terra, bensì per far luce! » (Rabbí Moshe di Kosnitz).
Questa lettura metaforica mi fa pensare a come... pur se nessuno lo vorrebbe... tutti prima o poi possano trovarsi nella condizione di essere “pressati” e finanche “frantumati” dalle vicende della propria esistenza.
Eppure, anche se il “sapore” di queste esperienze è umanamente amarissimo, si tratta in realtà delle prove karmiche che costituiscono il “frantoio” dal quale può uscire quell' “olio puro” che è poi il "combustibile" che permette di fare spiritualmente “luce”.
Affinché ciò si verifichi, non bisogna però imputare a Dio di essere il colpevole della "pressatura" che si é subita.
Bisogna invece saper compiere il fondamentale passo interiore di offrire a Lui... accendendolo con la fiamma della fede... l' "olio" risultante dalle proprie esperienze esistenziali.
Torna all'indice: "Autoscatti sulla mia fede"