martedì 3 novembre 2009

Il mio incontro con Swami Roberto (parte 6a)

angeloL'Estate del '96 era iniziata per me in maniera molto calda... e non soltanto in senso climatico.
Dopo aver re-incontrato Roberto, avevo cominciato a percorrere regolarmente il tragitto Vicenza-Leinì per partecipare ai suoi incontri di preghiera. A distanza soltanto di alcuni mesi dal periodo in cui avevo scoperto il pensiero spirituale di Anima Universale, mi ero accorto che il trascorrere del tempo rinvigoriva sempre più la vocazione che sentivo nel cuore. Percepivo questa chiamata fluire dal mio profondo con una forza inarrestabile, che letteralmente “esplose” spazzando via tutti i miei precedenti progetti.
Dio, che fino ad allora avevo relegato in un angolo, divenne il fulcro della mia vita. Poco per volta Lo stavo conoscendo sempre più, attraverso quegli insegnamenti spirituali che rispondevano puntualmente alle mie tante domande.
Le svariate aspettative che fino ad allora avevano riempito la mia esistenza, si svuotarono rapidamente di ogni significato, e non trovai più alcun senso nelle pur allettanti prospettive professionali che mi ero conquistato.
Vidi con chiarezza che il mio futuro era in quella Chiesa cristiana che corrispondeva perfettamente alle aspirazioni custodite nel mio animo, e decisi di manifestare ai Ramia la mia volontà di diventare sacerdote di Anima Universale.
Iniziai così un periodo di preparazione alla vita monastica, durante il quale tutti i fine settimana mi recavo a Leinì per incontrare i Ramia che mi seguivano nel mio percorso di approfondimento della Conoscenza ramirica. Qui ebbi l’opportunità di ristorare il mio spirito assetato, trascorrendo giornate piene di scoperte, riflessioni e sorprese interiori. Fui guidato ad esplorare terreni per me sconosciuti e gli orizzonti della mia comprensione si spalancarono.
Parallelamente, man mano che la mia decisione di cambiare vita divenne nota ai miei conoscenti… in paese, nel lavoro, nella cerchia delle “amicizie”… l’atteggiamento nei miei confronti cambiò drasticamente. “Ma come? Ti è dato di volta il cervello? Rinunci a tutto per seguire quel santone di Leinì?”. Assistetti ad un totale voltafaccia di una gran quantità di persone che fino al giorno prima mi avevano manifestato stima ed apprezzamento, e di punto in bianco cominciarono a guardarmi di traverso, palesandomi imbarazzo, fastidio, disapprovazione… a volte anche compatimento. In quel periodo vissi sulla mia pelle le sferzate del pregiudizio più ottuso.
Comunque... io un po' capivo il disagio di quelle persone nei miei confronti. Forse al loro posto avrei reagito allo stesso modo. In fondo, pensavo, non c'è da stupirsi del fatto che il nuovo provochi diffidenza in chi non fa nulla per superare i preconcetti... ed è evidente che è sempre più comodo stare dalla parte della maggioranza, per non sentirsi esclusi o per opportunismo.
Mi rendevo conto che se avessi lasciato tutto per fare il prete, il frate, o al limite anche il lama buddista, avrei raccolto elogi in serie per una scelta coraggiosa e difficile. Invece, la “causa” che io avevo voluto abbracciare era sbagliata per partito preso agli occhi di chi non aveva un'informazione a 360°.
In ogni caso, al di là di tutto, la situazione che si era creata non spostava alcunché nei miei progetti. Io avevo la certezza che la verità non era quella raccontata nei bar, perché la realtà che avevo conosciuto direttamente non aveva nulla a che fare con ciò che si diceva di Roberto da qualche pulpito o su certi giornali di provincia.
Sin da quando avevo iniziato ad approfondire la realtà spirituale di Roberto, già avevo chiaramente capito che proprio per la sua innovativa originalità non poteva riscuotere i consensi e gli applausi del mondo. Però, era proprio quello il pensiero spirituale che io da sempre cercavo… un pensiero logico, nuovo, coerente, che denunciava le contraddizioni e le ipocrisie della mentalità comune e che mi prospettava un cristianesimo concreto, che sentivo di voler vivere pienamente.
Io infatti non avevo mai cercato soltanto una dottrina teoretica, bensì aspiravo ad un insegnamento spirituale che mi indicasse il modo per trasformare le mie scoperte interiori in vita vissuta, lontano dai luoghi comuni e dalle apparenze. Ed era proprio il pensiero di Roberto che mi mostrava finalmente una via chiara per dare contorni reali ad un concetto di spiritualità che fino ad allora non ero mai riuscito a tradurre in pratica.
Ora che la dimensione spirituale mi si dischiudeva innanzi con tale evidenza, io volevo semplicemente esistere in essa, senza limitarmi a fare da spettatore della mia vita.
Volevo fare quanto possibile per servire il Signore nel mio prossimo... per imparare sempre più a riconoscere la sacralità della vita in tutte le sue forme... per crescere nella capacità di rispettare l'uguale dignità di ogni essere umano... per maturare un impegno volto a mettere quotidianamente in pratica l'Amore di Dio e per aiutare altri a scoprire ciò che io avevo scoperto.
Pochi minuti dopo la mezzanotte dell'11 gennaio 1997 coronai la mia vocazione, consacrandomi alla missione sacerdotale in Anima Universale ed entrando nella comunità monastica di Leinì. Da allora il Signore ha colmato la mia vita di tesori spirituali in maniera ben più grande di quanto io potessi pensare e sperare, e le parole di Swami Roberto sono i raggi di sole che costantemente mi guidano sul sentiero dell’Amore.
Ognuno nella vita ha un suo percorso...
Io il mio l'ho trovato... e per questo ringrazio Dio.



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