martedì 10 novembre 2009

Quotidiana prossimità...

Una delle massime evangeliche che ogni cristiano conosce sin da bambino, è il celebre “Ama il prossimo tuo come te stesso”... un principio tanto facile da ricordare quanto umanamente difficile da praticare, primariamente perché richiede la capacità di limitare le pretese del proprio ego che vorrebbe tutto per sé, dimenticandosi degli altri.
Poi, paradossalmente, un'ulteriore difficoltà può presentarsi anche nel riconoscere il volto del prossimo proprio nelle persone che ci sono piu prossime le quali... formando i nostri nuclei familiari, e trovandosi anche nei nostri ambienti di lavoro e di studio... con la loro quotidiana vicinanza ci interpellano continuamente... a non restare indifferenti alla loro presenza.
Pensando in particolare alla "famiglia" (dal latino "famulus", che significa "servitore")... essa svolge appieno la sua fondamentale funzione quando aiuta i suoi componenti a crescere nella capacità di praticare il principio di grandezza insegnato dal Vangelo: il più grande fra gli esseri umani è colui che è capace di servire (Cfr. Mc 9,35).
E' questa la rivoluzionaria grandezza che si pone agli antipodi rispetto a quella cercata e vissuta da chi segue i canoni del mondo... e che ci fa tutti ugualmente "potenti"... perché tutti possiamo metterci al servizio di qualcuno manifestando l'autorità più grande, la potestà di farsi ultimi, il potere dello spirito.
E quando sappiamo farlo... liberandoci dalle catene dei nostri comodi... oltrepassando le barriere dei pregiudizi... e rifiutandoci di porre dei limiti alla nostra capacità di amare... allora riusciamo finalmente a "vedere" il volto del prossimo di cui ci parla Gesù... e la nostra famiglia si allarga superando anche i confini della consanguineità e della parentela... per aprirsi all'umanità.

« Nessuno può bastare a sé stesso!
Chi pensa soltanto a sé decreta la propria morte interiore facendosi seppellire nel cimitero dell’ego, mentre la persona spiritualmente viva cerca sempre di condividere, e non starà bene fin quando non starà bene il suo prossimo

       (Swami Roberto)