L'evangelista Marco racconta che quando Gesù tornò a Nazareth ed insegnò nella Sinagoga, i nazareni si stupirono della sua Sapienza e dicevano: “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?».
Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
Il principio “nessuno è profeta in patria” sancisce un inossidabile meccanismo dell'umano pensare, al punto che anche molti di coloro che oggi dicono: “quei nazareni sono stati degli stolti”... se si fossero trovati nell'identica situazione si sarebbero comportati anch'essi come i compaesani di Gesù.
Questa considerazione è dettata dall'evidenza di quanto siano numerosi, per esempio, gli occidentali abituati a pensare che un maestro spirituale possa nascere soltanto in India, o in qualche altro luogo affascinante perché esotico... e dunque, “per principio”, snobbano chiunque sia nato troppo poco lontano da casa loro.