Com'è noto, per indicare una condotta di vita licenziosa e disordinata si utilizza la parola “libertinaggio”.
Il termine trae origine dai liberti, gli antichi schiavi affrancati dalla schiavitù che, una volta liberati dal giogo dei loro padroni, sovente si lasciavano andare a comportamenti dissoluti quale forma di ribellione al loro passato contrassegnato da privazioni ed angherie subite.
Lo scorrere dei secoli ha scandito il passaggio da antiche a nuove forme di schiavitù, e parallelamente anche il libertinaggio si è evoluto in forme più moderne.
Tra le innumerevoli sfaccettature della questione, io metto il famigerato relativismo, che è una specie di libertinaggio applicato alla fede.
Infatti il relativismo è spesso conseguente ad una fuga dalla schiavitù religiosa, ovvero è un atteggiamento in cui incorrono molti di coloro che si ribellano al giogo delle dottrine impostate sui dogmi e sul moralismo bacchettone.
Anche oggi, come al tempo dei liberti, chi si emancipa da una schiavitù rischia peraltro di piombare dentro ad un'altra, cadendo dalla classica padella alla brace... perché chi non ha mai imparato a governare la propria coscienza, si trova impreparato a gestire in modo responsabile la conquistata libertà.
Ciò accade a tanti di coloro che sono riusciti a fuggire da una religione che li soggiogava, ma non riescono a seguire la via dell'autodeterminazione, perché sono incapaci di governare con equilibrio la propria libertà spirituale.
Crescere spiritualmente significa affrancarsi da ogni forma di schiavitù, liberandosi sia dal giogo delle regole morali imposte, sia dalla volubile sregolatezza relativista...
Lo spirito è veramente libero solo quando è vivificato dall'auto-disciplina della coerenza, orientata verso la carità.
« Che si tratti di libertà sociale o interiore, la libertà è tale solo quando è una conseguenza della Verità, in ogni campo.
Per comprendere se si tratta di libertà autentica e totale devi osservare se da essa scaturisce Amore.»
(Swami Roberto)