“Guai a quelli che chiamano il male bene e il bene male, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro”(Is 5,20)
Le parole di questo monito profetico mi fanno oggi pensare ad una "tipologia" particolarmente grave di male... cioè a quello compiuto da coloro che poi mistificano la realtà pur di rifiutarsi di riconoscerlo.
Percorrendo questa strada i "guai" di cui parla Isaia sono "assicurati"... in conseguenza del fatto che il male commesso diventa irreparabile proprio quando, anziché chiamarlo "per nome", si mente a sé stessi e si fa ricorso all'interminabile lista di “giustificazioni” che l'umano opportunismo è sempre pronto a fornire.
Ascoltare queste “sirene” alimentate dall'amor proprio, significa infatti diventare sordi ai richiami della coscienza... finendo così con l'aderire al “profilo” di quanti fanno il male negando che sia male, e quindi negando a sé stessi ogni possibilità di ravvedimento
Nella direzione opposta vanno invece coloro che hanno il coraggio di esercitare con obiettività il giudizio su sé stessi, “smascherando” il male... e creando dunque la prima indispensabile condizione per poterlo poi sradicare da sé con un ravvedimento concreto, accompagnato dai fatti.
« Non disperare mai.
Dio dona sempre un’altra possibilità per rimediare i propri errori e colpe. Coraggio! »
(Swami Roberto)
Torna all'indice: «Leggendo la pagina Facebook "Swami Roberto"»