Questa mattina mi sono imbattuto, in rapida successione, in due apologhi appartenenti a tradizioni diverse... e tra loro culturalmente assai lontane.
Il primo proviene dal popolo del Tibet, e dice:
«Un giorno, camminando in montagna, ho visto da lontano una bestia.
Avvicinandomi mi sono accorto che era un uomo.
Giungendo di fronte a lui, ho visto che era mio fratello!»...
Subito dopo, in una pagina proveniente dalla tradizione giudaica ho letto:
« Un rabbí era solito domandare al suo discepolo:
“Quand'è che termina la notte e inizia il giorno?”.
Il discepolo dava diverse risposte, mai però soddisfacenti.
Alla fine, scoraggiato, si rimise al maestro per la risposta.
E il rabbí gli disse:
“Quando tu vedi sul volto di un altro il volto di tuo fratello, è allora che termina la notte e inizia il giorno” ».
In effetti... questo “giorno” riscaldato dal sole della fratellanza può avere inizio solo quando le tenebre del pregiudizio e della discriminazione sono dissipate... come accade attraverso quel percorso di avvicinamento al “diverso” di cui ci parla anche il detto proverbiale proveniente dal popolo tibetano.