mercoledì 8 marzo 2017

« Mostri sacri »

Alcuni anni orsono con il post “La donna nel cristianesimo”, iniziai ad addentrarmi nelle radici religiose della discriminazione che le donne continuano purtroppo a subire ovunque nel mondo... e continuai poi ad approfondire questo tema anche nel post “Corridore in fuga”... nel quale misi tra l'altro in evidenza le sconcertanti posizioni maschiliste riscontrabili nelle lettere di Paolo di Tarso (cfr.1 Cor 11,3; 14,34) come anche nelle Sacre Scritture ebraiche.
In un'altra "tappa"... “La donna è donna o uomo mancato? Incubi e farneticazioni dell'aquinate”... avevo anche messo in luce alcune arcaiche concezioni di Tommaso d'Aquino, Santo e Dottore della Chiesa cattolica, il quale... scrivendo nelle sue opere passaggi del tipo "la femmina è un essere difettoso e manchevole” (Summa theologiae I, q.92, a.1.)... imprimeva queste ed altre impronte di stampo medievale nel successivo sviluppo della storia teologica occidentale, forgiata anche dai molti che proprio alle sue posizioni vollero “ispirarsi”.

Oggi... riprendo il mio percorso andando a vedere da vicino un altro fattore di “ispirazione” che si trova all'inizio della Bibbia e, proprio per questo, ha esercitato la sua influenza nei secoli passati e continuerà a farlo ancora per molto tempo.
Mi riferisco al racconto della “formazione dell'uomo e della donna” (cfr.Gen 1,26-28;  Gen 2,7.18-24) contenuto nelle pagine della Genesi che... oltretutto... si caratterizzano per una particolarità che viene da molti trascurata.

Per evidenziarla, prendo a prestito le parole dello storico Remo Cacitti, il quale scrive al riguardo:  
“Il racconto della creazione in Genesi ha due versioni. 
La prima è, diremmo oggi, egualitaria: Dio plasma dal fango un'entità che è insieme maschile e femminile e vi insuffla lo spirito. Donna e uomo godono, dunque, di pari dignità. 
Il secondo racconto, invece, che poi è diventato il più celebre, narra che a Adamo dormiente viene tolta una costola con la quale viene plasmata Eva. 
Questa creazione differita, che Dio opera servendosi di Adamo, ha un notevole peso sul pensiero patristico. 
La donna è più lontana dal modello divino; è naturalmente, direi anatomicamente, subordinata all'uomo, cui deve la vita” (R.Cacitti, Inchiesta sul Cristianesimo, Mondadori MI 2010, p.205).

L'esistenza di queste due versioni tra loro discordanti dovrebbe indurre a prendere con “le pinze” queste pagine bibliche, che riflettono i contrasti tra “tradizioni” religiose diverse [nella fattispecie la tradizione “sacerdotale” (per Gen 1,26-28)  e quella “Jahvista” (per Gen 2,7.18-24)] e sono evidentemente frutto della fallibile mentalità degli autori che le hanno scritte.
Spesso non si è però tenuto conto di questo umanissimo "filtro" (alcuni non ne tengono conto neanche oggi) ed anzi... prendendo questi brani per "oro colato" è accaduto che proprio il racconto della “costola di Adamo” ha avuto, come dice Cacitti, il suo “peso sul pensiero patristico”, cioè sulla tradizione cristiana-cattolica delle origini.

Ciò ha prodotto... aggiungo io... degli effetti deleteri nello sviluppo di alcune successive concezioni teologiche... e non soltanto su quelle cristiane-cattoliche, visto che dalle stesse pagine traggono origine anche le concezioni religiose degli altri monoteismi.

Ebbene... è evidente che i futuri passi in avanti nella lotta alla discriminazione nei confronti della donna, non possono prescindere dalla volontà di affrontare questi ed altri “mostri sacri” allevati nella tradizione religiosa... che ancora oggi condizionano pesantemente la società in cui viviamo.

Per questo... augurando ovviamente il meglio a tutte le donne del mondo... spero che siano sempre di meno quelle che di fatto si auto-discriminano... scegliendo di credere proprio a quelle dottrine religiose dalle quali vengono subordinate all'uomo.




P.S. - Solo poco tempo fa mi è capitato di incontrare una giovane laureata che da un lato sosteneva vivacemente (e giustissimamente) la necessità di porre fine ad ogni forma di misoginia presente nella società... ma dall'altro non voleva minimamente prendere in considerazione ciò che vi sto raccontando in questi miei post, perché il suo principio era "La tradizione cattolica-romana non si tocca".
Così, mentre le stavo dicendo che in Anima Universale anche le donne possono essere Ramia, accennandole alle ragioni storiche e teologiche che depongono a favore del sacerdozio femminile (di cui vi ho parlato nel post “La donna nel cristianesimo”), questa giovane donna... addirittura laureata... non voleva sentire ragioni semplicemente perché... è da secoli che le donne cattoliche possono essere suore ma non sacerdote.
Di fronte al "muro" di questa sua mentalità ho ben presto capito che l'unica via percorribile era quella di cambiare discorso.

Invece... qui nel mio diario questo discorso posso continuarlo... leggendo insieme a voi queste parole di Swami Roberto: 

« La Grande Madre è il Tempio del Dio Vivente, nel suo Grembo Cristo si è fatto uomo… la Divinità ha preso forma. 
La Madonna è quindi Sacerdotessa, poiché essere sacerdote significa “distribuire il sacro” al popolo, e chi più di Miryam ha saputo donare la più alta espressione del sacro, ovvero Gesù che è Egli stesso il Sacro? 
La Madonna Lo ha formato nel suo Grembo, Lo ha adorato in Sé, Lo ha donato all’umanità, per cui nessuno può rappresentare il sacerdote meglio di Lei. 
Ogni ragionamento teologico volto ad opporsi al sacerdozio femminile, si rivela debole innanzi alla Madre di Gesù, a Colei che è l’umile Serva del Signore. » 
                                                              (Swami Roberto)
Dal libro "Ascoltando il Maestro", vol.II, pag.203/204


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