(di ramia Rosvaldo)
Mai avrei potuto neanche lontanamente immaginare che il 29 settembre di trent’anni fa sarebbe stato il giorno nel quale la mia vita avrebbe preso la sua svolta decisiva.
Una settimana prima, una mia carissima amica mi aveva chiesto di accompagnarla da Roberto Casarin, un giovane torinese dotato di carismi straordinari.
Mi disse che negli anni l’intervento di Roberto aveva prodotto numerosissime guarigioni miracolose e grazie spirituali, con tantissime persone che testimoniavano di aver ritrovato la fede dopo averlo incontrato.
La mia amica aveva un problema che la affliggeva da molto tempo: non riusciva ad accettare la morte prematura di suo padre a cui lei era molto legata, e quindi cadeva in lunghi periodi di tristezza e depressione.
Pur avendo consultato degli psicologi ed essendo stata in analisi, non aveva risolto nulla. Aveva così deciso di andare da quel giovane mistico di cui aveva tanto sentito parlare e, chiedendomi di accompagnarla, mi disse : “Questo ragazzo è la mia ultima speranza”.
Da parte mia non credevo minimamente a miracoli, profezie e quant’altro, senza contare che ero in un periodo della mia vita piuttosto tranquillo. L’educazione cattolica che avevo ricevuto da ragazzo mi aveva lasciato pieno di interrogativi e dubbi non risolti, e in quel periodo non avevo più nessun interesse per Dio, e neanche per la religione.
Se fosse dipeso da me io non sarei certo andato a cercare quel tipo di esperienza. Ma avevo fatto una promessa e la mantenni ponendo peraltro una condizione ben precisa:
“Da questo Roberto entri tu da sola io non ho niente da dirgli”.
La mattina di quel memorabile 29 settembre partimmo da Torino per giungere a Leinì e, appena entrati nel capannone adibito a luogo di preghiera, io mi sentivo talmente fuori contesto che ebbi subito la voglia di scappare via… ma mi imposi di resistere, e così restai all’interno di quella chiesetta.
Ad un tratto, mi si avvicinò una signora che con gli occhi lievemente bagnati dal pianto mi disse:
“Scusi, è la prima volta che vengo, mio marito è gravemente malato di tumore al punto che i medici, non essendoci più nulla da fare, lo hanno mandato a casa con 15-30 giorni di vita. Sono qui da Roberto perché non so più a chi rivolgermi. Lei lo conosce? Ha già parlato con Lui? Può dirmi qualcosa?”.
Dopo averle risposto che ero dispiaciuto di non poterla aiutare, perché anch’io ero lì per la prima volta... cercai, per come potevo, di rassicurare quella signora che, per la situazione in cui si trovava, mi faceva tanta tenerezza.
Mentre parlavamo… Roberto continuava a ricevere le persone in quella che oggi è la “Cappellina delle origini”… e in un istante si fece mezzogiorno.
La donna incaricata di chiamare le persone facendo rispettare l’ordine di arrivo, ad un certo punto si rivolse ai presenti e disse:
“Roberto farà una breve pausa, se volete potete mangiare qualcosa poi tra un’ora riprenderà a ricevere”.
Io stavo già dicendo alla mia amica “Andiamo a casa, magari veniamo un’altra volta”… che quella donna subito aggiunse:
“Però prima della pausa Roberto vuole ancora parlare con lei (indicando la signora che si era seduta al mio fianco, con la quale avevo lungamente parlato) e con voi due ragazzi”… ed indicò me e la mia amica.
Io rimasi stupito. Non capivo perché avesse chiamato anche me, che non volevo sapere nulla e niente avevo da chiedere.
Manifestai alla mia amica l’intenzione di non entrare con lei, ma poi mi arresi alla sua insistenza: avrei visto Roberto.
Intanto terminò il colloquio della signora con cui avevo parlato in precedenza, lei ci salutò e col volto decisamente più disteso mi sussurrò che Roberto le aveva dato tanta speranza per suo marito.
Quando entrammo Roberto ci accolse con un bellissimo sorriso… e subito iniziarono le “sorprese”: dal suo abito azzurro vidi risplendere una luce fortissima, così intensa che i miei occhi non riuscivano quasi a reggerla.
Dopo circa una trentina di secondi, quella luce meravigliosa svanì, ed io cominciai a prestare attenzione alle parole che nel frattempo Roberto aveva iniziato a rivolgere alla mia amica.
Era incredibile!
Senza averla mai vista, e senza che lei aprisse bocca, Lui le stava parlando non solo di quello che era il suo problema di allora, ma anche di altre situazioni del suo passato che solo lei poteva conoscere… e Roberto gliene parlava con una precisione tale, che sembrava la conoscesse da sempre.
La mia amica scoppiò allora in un pianto liberatorio, mentre io non sapevo più a cosa pensare: ero sbigottito e mi chiedevo come Roberto potesse conoscere il passato di una persona mai vista prima.
Alla fine Lui la rassicurò promettendole che avrebbe pregato per lei, perché risolvesse il suo problema (come effettivamente in seguito avvenne) e poi ci salutò dandoci la Sua benedizione.
In quel momento io ero sicuro che ci saremmo rivisti.
Tornando a casa non dissi una parola, ero immerso nei miei pensieri e ancora non riuscivo a credere a ciò che avevo visto e sentito, ricordo che mi pizzicai pure un braccio credendo di essere in un sogno… ma non era così, era tutto vero.
E qui mi giunse spontanea una riflessione: “se Roberto è in grado di leggere nell’animo di una persona sconosciuta, sicuramente avrà le risposte su Dio che non ho mai avuto e che non cerco nemmeno più”.
Iniziai a frequentare sia gli incontri di preghiera che quelli sulla Conoscenza, i divini insegnamenti, con sempre maggiore entusiasmo... e la “ruggine” che aveva imprigionato la mia mente si dissolse a tal punto che sentivo ogni giorno più forte il desiderio di servire Dio in Anima Universale.
Dopo un’adeguata preparazione il 29 settembre 1990 mi sono consacrato a Dio per serviLo e amarLo nel mio prossimo.
Ho voluto consacrarmi monaco Ramia proprio il 29 settembre, in onore di quella giornata indimenticabile che ha trasformato la mia vita.
Ho un desiderio nel profondo del mio cuore: spero che molte persone che hanno ricevuto da Swami Roberto tante grazie, aiuti materiali e spirituali, siano testimoni di Anima Universale in favore di tutte quelle anime che attendono risposte su Dio, sul perché della loro esistenza, che cercano aiuto, conforto, che hanno perso la speranza… perché il più grande miracolo è ritrovare Dio per non perderLo mai più, e grazie a Swami Roberto questo è possibile così come lo è stato per me.
Un grande grazie a Swami e all’Anima Universale, Maria, che è sempre al mio fianco nella mia missione sacerdotale.
P.S. - Recentemente ho rivisto la signora con la quale avevo condiviso il tempo dell’attesa in quel giorno indimenticabile.
Lei mi ha raccontato che, dopo il suo incontro con Swami Roberto, anche nella sua vita è accaduto l’incredibile: suo marito ammalato di tumore, al quale i medici avevano dato pochi giorni di vita, è guarito ed è vissuto in buona salute per oltre vent’anni.
Lode a Dio. Lode a Swami.