Cosa accadde dopo il tuo primo incontro con Roberto?
La malattia di mia figlia... e poi la sua guarigione... si sono abbattuti su di me con la forza di un ciclone.
Dopo l'incontro con Roberto a Torino-Sassi, la mia vita sembrava dover tornare alla cosiddetta “normalità”, ma dentro di me ardeva ormai un fuoco attorno al quale ruotavano tutti i miei pensieri.
Mi ero reso conto di aver ricevuto un aiuto così grande, in un momento così difficile della mia vita, che avvertii forte il desiderio di fare anch'io qualcosa per gli altri, per essere di aiuto a chi soffre.
Tra me e me continuavo a pensare: “mamma mia, che miracolo ho ricevuto... e pensare quanta gente soffre senza sapere che esiste una persona così, un ragazzo di Dio che li può aiutare”.
Capii che il modo più bello per fare qualcosa per il mio prossimo era quello di accompagnare da Roberto le persone che avevano bisogno di aiuto.
A Trissino, nel paese in cui abitavo, in un battibaleno si era sparsa la notizia della guarigione miracolosa di mia figlia, così mi trovai quasi senza accorgermene ad organizzare dei pullmann di persone che desideravano venire con me a Torino.
Ben presto mi accorsi che dell'aiuto di Roberto avevano bisogno un po' tutti, perché chi non era ammalato nel corpo, lo era nell'anima.
Ed il parroco del paese, cosa diceva?
Inizialmente fu spettatore di una piccola rivoluzione nel modo di comportarsi di alcuni suoi parrocchiani che, dopo essere stati con me a Torino, mostravano un risveglio alla fede che li portava a tornare a frequentare la chiesa.
Grazie a ciò, quando chiesi al parroco se potevo organizzare una conferenza di Roberto, lui acconsentì e mi propose l'uso dell'aula magna della scuola professionale in cui insegnavo.
Gli dissi che sarebbe stata insufficiente e lui, anche se la mia richiesta gli sembrava eccessiva, alla fine mi concesse l'uso del cinema parrocchiale.
Rimase letteralmente a bocca aperta nel vedere l'afflusso incredibile di persone che parteciparono all'evento: il cinema era strapieno, comprese le scalinate... e le parole di Roberto smossero le corde interiori di tante anime.
Trissino, 5.4.87 - Swami durante la conferenza |
Con il passare del tempo in paese cominciarono a sollevarsi varie voci che seminavano zizzania.
Iniziai a sentire critiche di ogni genere rivolte a Roberto, che aveva fondamentalmente il torto di disturbare la “tranquillità cattolica” del paese. Soprattutto dagli ambienti vicini alla parrocchia, partì una subdola campagna di delazione... per cui io ad un certo punto tornai dal prete, per chiarire la questione.
Io gli ricordai quello che in fondo lui già sapeva: gli dissi che Roberto non solo aveva salvato la mia bambina, ma aveva anche rianimato la mia fede, mi aveva fatto riscoprire la preghiera, mi aveva insegnato ad amare il Cristo come mai mi era capitato nel mio passato di fedele cattolico.
Ad un certo punto vidi i suoi occhi cambiare espressione e dalle sue labbra uscì una frase che suonava da ammissione... “Beh, almeno una cosa posso dire di questo ragazzo: da quando hai cominciato a portare tanta gente del paese a Torino, mi riempiono la chiesa, mentre prima non venivano mai. Questo ragazzo mi ha riempito la chiesa, ha riportato le persone a Dio... “.
Ci salutammo cordialmente, ma da quel giorno le nostre due strade si separarono definitivamente, ed io continuai a percorrere la mia a spron battuto.
Già da qualche tempo partecipavo agli incontri di preghiera che avevano luogo un po' in tutto il Veneto, ed un po' alla volta cominciai anche a farmi carico di organizzarne qualcuno. Inoltre, approfittavo di ogni occasione per andare a Torino accompagnando da Roberto le persone bisognose che me lo chiedevano... ma soprattutto per cogliere il nettare spirituale dei suo insegnamenti.
Poi, tornavo a casa e raccontavo quello che avevo sentito dal Maestro... lo facevo soprattutto in occasione degli incontri di preghiera, dove i presenti mi chiedevano di renderli partecipi di ciò che a Leinì avevo personalmente ascoltato... e scoperto.
In breve tempo... non mi fu più sufficiente partire alla volta del Piemonte con un pullman e sovente anche con due...
Ci fu per esempio un giorno, ed era il marzo 1988, in cui organizzai un pellegrinaggio che fu a tutti gli effetti memorabile, con ben 7 pullman.
Perché fu memorabile?
Si trattò di un viaggio che organizzai per partecipare alla veglia di preghiera che Swami tenne nel palazzetto dello sport di Torino, e alla quale furono presenti alcune migliaia di persone.
Prima della partenza di quel pellegrinaggio, Roberto mi aveva preannunciato che su uno dei miei pullman ci sarebbero stati dei problemi... legati ad una certa situazione che per riservatezza non posso citare. “Puntualmente” proprio quel pullman accusò tutta una serie di anomalie al motore che costrinsero l'autista a fermarsi più volte, senza che si riuscisse mai a capire la reale causa dei problemi rilevati dalla strumentazione di bordo (non si trovò nessun guasto neanche a viaggio terminato, quando il pulmann venne fatto revisionare da un'officina specializzata).
Nulla si trovò perché la causa dei malfunzionamenti del motore non era di natura meccanica... per cui non poteva essere meccanico neanche il rimedio. Grazie a ciò che Roberto mi aveva detto, avevo infatti dato una precisa indicazione alla responsabile del pulmann: “al sopravvenire di qualsiasi problema, inviti gli occupanti a celebrare il Santo Rosario”.
Così fu fatto, e quando la preghiera terminò, come per incanto i problemi svanirono, ed il viaggio riprese normalmente. Nel frattempo con il primo pullman io ero già arrivato al casello autostradale di Torino, solo che non avevo alcuna idea di dove si trovasse il palasport. Stavo per chiedere informazioni all'addetto del casello autostradale, quando vidi due poliziotti in moto che si avvicinarono al finestrino e mi chiesero:
“Dove dovete andare?”
“Al palazzetto”...
“Venite, vi facciamo strada noi”.
“Chissà chi li ha mandati – ci dicevamo - guarda che grazia”...
Arrivati al piazzale del palazzetto, dissi all'autista che volevo scendere per ringraziarli solo che... i due sconosciuti motociclisti che ci avevano fatto da staffetta erano spariti.
Tutte le persone rimasero strabiliate, perché il piazzale era enorme e non c'erano ostacoli che impedissero la visuale. Eppure... nonostante una cinquantina di persone che guardavano un po' in tutte le direzioni, dei due provvidenziali poliziotti non c'era più nessuna traccia!
Ho voluto raccontare questo episodio perché è esemplificativo del gran numero di situazioni a dir poco strane che mi trovavo a vivere quando accompagnavo delle persone da Roberto.
E quella Veglia al Palazzetto dello Sport? Come si svolse?
Fu un incontro straordinario da tutti i punti di vista! Basti pensare che Roberto guidò ininterrottamente la preghiera dalle 9 di sera fino alle 6 del mattino seguente.
Quando alla fine impartì la sua benedizione, io come tanti altri eravamo increduli che fossero passate ben 9 ore: era come se da un lato il tempo si fosse ristretto, e dall'altro dilatato... per inghiottire ogni nostra stanchezza e preoccupazione. Alla fine eravamo tutti euforici, caricati dalla cascata di energia spirituale con la quale Roberto ci aveva inondato.
D'altronde, quella era una sensazione che ormai cominciavo a conoscere bene, e come me la conoscevano anche le persone che accompagnavo a Leinì per parlare con lui.
Di norma Roberto riceveva le persone al mattino, mentre al pomeriggio c'era sempre la preghiera. Quello era per me il momento più atteso: era un rinascere... un abbeverarsi ad una sorgente di luce purissima che mi faceva sentire la presenza di Dio come mai mi era accaduto in precedenza nella mia vita.
Non solo per me, ma per tutte le persone che partecipavano a quei pellegrinaggi con meta Leinì, essere presenti alle preghiere di Roberto era una cosa stupenda: quanta pace scendeva nel cuore! Quanto amore ti risvegliava dentro! Con una semplicità e chiarezza unica lui apriva la nostra comprensione alla conoscenza di Dio e dell'essere umano. Furono davvero tante le conversioni all'amore e alla fede che vidi personalmente sbocciare!
(Fine 3^ parte - continua)
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