venerdì 8 marzo 2019

Donna...

Nel cuore degli insegnamenti spirituali che Swami Roberto dona sin da bambino, si trova il concetto teologico rappresentato dal simbolo “Cristo nell’uomo”, di cui oggi vi parlo andando ad osservare da vicino il fondamentale episodio narrato dall’evangelista Giovanni nel quale, dall’alto della Croce, Gesù lascia all’umanità il suo testamento spirituale.
Si tratta del momento in cui Gesù si rivolge a Miryam dicendoLe “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19,26)... per affidare alla sua maternità spirituale il "discepolo che egli amava", cioè colui che più di ogni altro aveva saputo accogliere in sé la verità dell'amore divino, simboleggiando pertanto il modello a cui sono chiamati ad ispirarsi tutti gli esseri umani che, in ogni tempo, vogliono essere discepoli della verità e dell'amore di Dio.

Su un piano più profondo, la frase che Gesù rivolge a Miryam dicendoLe “Donna, ecco tuo figlio”, custodisce però in sé anche un ulteriore significato, vale a dire: "Donna, in questo discepolo ci sono Io, il figlio che tu hai partorito".

E' questo il significato che esorta ciascuno di noi ad accogliere pienamente il Figlio, perché è proprio facendoci dimora di "Cristo nell'uomo" che troviamo protezione tra le braccia della Theotòkos, la Donna-Madre di Dio che è anche Madre di tutti noi.



A proposito di “Donna”...

In questo giorno che è dedicato alla “festa della donna”, mi fa piacere parlarvi di una caratteristica del Vangelo di Giovanni a cui molti non fanno caso e che, purtroppo, “qualcuno” ha anche interesse a tenere nell'ombra.
Per metterla in evidenza, io invece parto dal rilevare come la Madonna compaia in due fondamentali episodi della vita di Gesù - esattamente all'inizio e alla fine del suo ministero pubblico (Gv 2,4; 19,26) - nei quali il Cristo si rivolge a Lei chiamandoLa "Donna", cioè usando in entrambe le occasioni un termine che a quel tempo era inusuale per un figlio che si rivolgeva a sua madre, a rimarcare il ruolo fondamentale che in entrambi i casi viene svolto dalla “Donna-Madre di Cristo”... ma non solo.
Il Quarto Vangelo presenta intenzionalmente anche altre tre donne quali modelli di fede:
Mi riferisco alla donna samaritana che, dopo aver incontrato Gesù al pozzo di Giacobbe, corre nel suo villaggio testimoniando che Lui le aveva detto tutto quello che lei aveva fatto, tanto che gli abitanti di Sicar “uscirono dalla città e andavano da lui” (Gv 4,30-31)... in quello che può dunque essere considerato il primo episodio di “proselitismo” in favore di Gesù, messo significativamente in atto da una donna che Gli dà testimonianza.
Poi, è Maria sorella di Lazzaro che, nelle ore immediatamente precedenti l’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme, cosparge i suoi piedi con il “profumo di puro nardo” e poi li asciuga con i suoi capelli (Gv 12,3) compiendo lei, donna, un atto simbolico-profetico di straordinaria importanza, “segno” annunciatore della morte e Resurrezione di Cristo.
Infine c’è Maria di Magdala, la donna che per prima vede Gesù risorto e poi corre ad annunciare la notizia della Resurrezione agli stessi apostoli (Gv 20,18).
Pensando a tutto ciò, appare semplicemente incredibile che ancora oggi ci sia una parte della cristianità che, di fatto, discrimina “religiosamente” la donna, come già vi ho raccontato nei post:
« La donna nel Cristianesimo »
« Un corridore in fuga »
« La donna è donna... o uomo mancato? Incubi e farneticazioni dell'Aquinate” »
« Mostri sacri »
« Tradizione "peccaminosa" »
« Soffia, Rûah… »


Puntata successiva: "Mostri sacri" da stanare...


Torna all'indice: "Autoscatti sulla mia fede"